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Criminalità

"Furti di furgoni in Toscana", sgominata una banda: due palermitani bloccati al porto di Livorno

Dalle indagini partite dalla provincia di Arezzo gli investigatori sono arrivati ai quartieri di Borgo Nuovo e Uditore dove sono stati trovati strumenti utili ad aprire e ad avviare i mezzi da rubare

Furgoni e carroattrezzi: erano questi i mezzi presi di mira da un'organizzazione criminale specializzata nel furto e nella ricettazione di veicoli commerciali e industriali. Gli investigatori della Compagnia di San Giovanni Valdarno si sono spinti fino in Sicilia, a Palermo e provincia, per scovare gli autori dei furti che hanno colpito, con ritmo martellante, la provincia di Arezzo e la Toscana in generale.  

Tutto è iniziato nella seconda metà di febbraio quando, in pochi giorni, nell'Aretino si è verificata una raffica di colpi: furti di furgoni e di un carroattrezzi e il tentativo di trafugarne un secondo. Nelle stesse settimane c'erano stati alcuni assalti a sportelli bancomat, così gli inquirenti avevano ipotizzato che i furgoni fossero stati rubati da una "banda criminale dedita alla tecnica della spaccata".

"Immediatamente partirono le indagini - spiegano i militari del nucleo operativo e radiomobile della compagnia carabinieri di San Giovanni Valdarno - che smentirono immediatamente la tesi iniziale: i furti dei veicoli nulla avevano a che fare con i colpi in banca, ed erano stati perpetrati da un gruppo che proveniva dal sud Italia".

A quel punto gli inquirenti sono ripartiti da indagini classiche: dal minuzioso sopralluogo sulle scene del crimine, all’analisi delle immagini immortalate dai circuiti di videosorveglianza, fino alle indicazioni relative alle targhe delle auto utilizzate e carpite anch’esse dalle telecamere presenti sul territorio. E poi l'ascolto di numerosi testimoni. "La svolta nelle indagini è stata rappresentata dall’individuazione dell’auto utilizzata dai malviventi per raggiungere i luoghi dei colpi e per allontanarsene subito dopo - spiegano i militari dell'Arma -. Gli accertamenti su chi utilizzava la vettura hanno portato gli investigatori lontano da Arezzo, fino alla provincia di Palermo, dove la banda aveva la sua base. I componenti si muovevano a volte in traghetto e a volte coprendo invece l’intera tratta in automobile, risalendo tutto lo Stivale".

Le successive indagini si sono sviluppate utilizzando in primis sistemi tecnici, di osservazione e controllo degli indagati, fino anche al pedinamento.  Il quadro indiziario si è così allargato, collegando la banda ad altri colpi di veicoli della stessa tipologia, tutti accomunati dal medesimo modus operandi. Nei giorni scorsi, dopo l’identificazione dei principali sospettati, il cerchio si è chiuso.

I carabinieri della compagnia di San Giovanni Valdarno, guidati dal comandante David Millul, avendo la certezza che la banda sarebbe tornata in Toscana, hanno monitorato a distanza i vari membri, per poi intervenire, al porto di Livorno. Qui sono riusciti a bloccare due componenti della banda (ma nell’occasione almeno un terzo soggetto riusciva a darsi alla fuga, approfittando della confusione dell’imbarco livornese). Si tratta di due palermitani di 30 e 40 anni, gravati da vari precedenti di polizia. I due si stavano imbarcando per fare rientro a Palermo, non prima di aver caricato a bordo anche due furgoni Iveco Daily e due carroattrezzi, rubati nei giorni precedenti tra Signa, Livorno e Pisa. I mezzi erano per altro stati muniti di targhe, centraline e carte di circolazione che ne dissimulavano la provenienza. 

Le indagini non si sono però fermate: era necessario identificare il terzo complice. Il sospetto era che la banda si fosse avvalsa di almeno un basista capace di muoversi con disinvoltura in Toscana. I sospetti si erano concentrati su un uomo originario dell’aretino, ma da tempo trasferitosi in Sicilia. Dove, per l’appunto, era noto per essere coinvolto in attività illecite proprio insieme ai due soggetti identificati al porto di Livorno.
"Lo step successivo è stato richiedere e ottenere un decreto di perquisizione locale e personale. Una volta ottenuto il decreto dalla Procura della Repubblica di Arezzo, gli investigatori del nucleo operativo e radiomobile di Corso Italia sono volati a Palermo, dove, col supporto dei colleghi del luogo, hanno dato esecuzione alle perquisizioni, che hanno interessato i quartieri di Borgo Nuovo e di Uditore, hanno avuto esito positivo, essendo stata rinvenuta una vasta gamma di strumentazioni utili ad aprire ed avviare i motori dei mezzi da rubare".

E' inoltre trovato un ulteriore veicolo rubato proprio in provincia di Arezzo: era in una rimessa nella disponibilità proprio del presunto basista aretino. Il quale a quel punto, data l’evidenza del quadro indiziario, è stato denunciato in stato di libertà per ricettazione del furgone rubato. Tutti i mezzi ritrovati sono stati restituiti ai legittimi proprietari.

fonte: Arezzo Notizie

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