Fondi ex Gescal, critiche dal Sunia: "Dovevano servire alla costruzione di case popolari"

I fondi ex Gescal (acronimo che significa Gestione case per i lavoratori) dovevano essere destinati alla costruzione di case popolari. Così non è stato. Le somme, accumulate negli anni coi contributi trattenuti a lavoratori e aziende, sono state più volte rimodulate e, pochi giorni fa, salvate in extremis con una delibera approvata in Consiglio che ratifica l'accordo fra Regione e Comune. A Palermo serviranno a riqualificare i quartieri Zen, Sperone e Borgo Nuovo con opere attese almeno 20 anni.

"Al di là del pur lodevole impegno per rendere più adeguati i quartieri di periferia, ci saremmo aspettati che questi soldi venissero utilizzati per finalità abitative". A dirlo è il segretario del Sunia, Zaher Darwish, che sciorina i dati sull'emergenza casa. "Nelle graduatorie per gli alloggi popolari ci sono oltre 8 mila famiglie e 3 mila sono in quella per l’emergenza abitativa". Il Sunia, in quanto sindacato degli inquilini e degli assegnatari, lamenta il fatto di non essere stato coinvolto nella discussione sui fondi ex Gescal, "dal momento che si tratta di contributi dei lavoratori".

"Questo ennesimo atto - conclude Darwish - a nostro giudizio, è espressione della disattenzione della politica rispetto alle esigenze ormai croniche della città e dei cittadini. Ancora una volta l’esigenza di una casa per tutti è stata tradita dalla politica e dalle amministrazioni, tanto è vero che la Corte Costituzionale in passato ha contestato le finalità di utilizzo di questi fondi, perché veniva travisato il legame inscindibile tra contributori e destinatari del provvedimento. Rileviamo la totale assenza di provvedimenti capaci di offrire, a chi ne ha bisogno, una risposta adeguata. E contestiamo questo ennesimo stralcio dei principi e la mancata aderenza agli obiettivi originari indicati nella delibera. Siamo ben lontani dalle finalità vere della costituzione del fondo e sulla questione casa purtroppo non si fa nulla".