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Dalla guerra al Coronavirus, i 100 anni di nonna Angelina con tablet e limoncello

Una vita come un film: nata nel 1920, quando ancora il 25 aprile non rappresentava il giorno della Liberazione, la donna - palermitana - si era rifugiata a Modica durante il conflitto bellico. Nel '47 il ritorno a casa. La pandemia non le permetterà di far festa coi tanti nipoti

Una partigiana della famiglia, una donna che ha fatto della resistenza, dell’impegno e della libertà l’imperativo di tutta la sua vita. Nonna Angelina Buscema, 100 anni oggi, nasce nel 1920, quando ancora il 25 aprile non rappresentava il giorno della Liberazione dell'Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista. Lei, che quella guerra l’aveva vissuta in prima persona, ha attraversato un secolo vivendo sulla sua pelle i più importanti fatti storici fino ad oggi, Coronavirus compreso.

Durante la Seconda Guerra Mondiale si rifugiò nelle campagne di Modica attendendo per tanti anni il ritorno in città dell’uomo della sua vita. E fu proprio l’amore che la unì a quell’uomo che poi divenne suo marito a diventare il filo conduttore della sua esistenza. Con Antonino Avola, infatti, ha avuto tre figli - Andrea, Francesco e Anna Virginia -, sette nipoti e anche tre pronipoti. Entrambi palermitani, si sono conosciuti e fidanzati intorno agli anni ’40. Poi lo scoppio del più grande conflitto armato della storia, le lettere che ancora oggi conserva, l'attesa lunga quasi 10 anni. Lui, sottotenente dell’esercito e ingegnere navale, viene preso prigioniero in Somalia, poi in India. Raccontava sempre di aver mangiato pane e aglio per sopravvivere.

Così fu. Nel ’47 il ritorno a Palermo. L’anno seguente, finalmente, dopo il lungo fidanzamento arriva il matrimonio. Da quel momento in poi hanno costruito e intrecciato le loro vite impegnandosi soprattutto nel sociale. Nonna Angelina, infatti, è stata una delle più importanti esponenti dell’Inner Wheel, il club al femminile del Rotary. Ogni anno, finché le forze glielo hanno consentito, è partita per Lourdes, facendo da barellista ai malati che cercavano conforto nella Madonna. E proprio la fede è stata una delle più significative vocazioni della sua vita. In prima linea nelle opere di assistenza fisica ma anche economica, insieme al marito assisteva persino i giovani seminaristi che sarebbero andati in congregazione.

Membro della famiglia Rutelli, il celebre scultore dei cavalli del Teatro Politeama, appassionata di musica classica e di pianoforte, nonna Angelina si è diplomata al Conservatorio di Palermo, anche se non ha mai svolto alcun mestiere. Attenta alla cura dei dettagli e all’eleganza, ogni anno sceglie la stoffa del cappotto che una sarta le fa su misura, da coordinare a scarpette e borsetta, perché ai concerti del Teatro Massimo, di cui è una storica abbonata, proprio non riesce a rinunciare.

Mamma amorevole e nonna super presente, è l’essere diventata bisnonna però il suo più grande orgoglio. Brava cuoca, ha tuttavia smesso di cucinare e di organizzare feste a casa da quando nel 2009 è morto il marito. Se c’è una cosa a cui non riesce a rinunciare, ancora adesso, è un bicchierino di limoncello alla fine del pranzo. Oggi compie un secolo e la pandemia mondiale non le permetterà di festeggiare con tutti i suoi nipoti, sparsi un po’ in giro per il mondo. Non ha paura del virus, rispetta le regole, resiste. Le manca la sua famiglia che oggi però, anche se in un modo diverso rispetto a come aveva immaginato, spegnerà le candeline con lei attraverso il tablet che in questo periodo è stato la sua unica finestra sul mondo. Una ragazzina, fashion e smart, anche se di cifre negli anni ne ha ormai tre.

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