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Terremoto Palermo, la verità sul divorzio con Di Piazza: lo zio d'America chiedeva più potere

Ricostruiamo tutti i motivi della rottura. Secondo indiscrezioni raccolte da PalermoToday l'imprenditore americano avrebbe puntato il dito contro Sagramola. Le telefonate ai giocatori su Pergolizzi. Al momento il presidente Mirri preferisce mantenere un "low profile"

Cosa si nasconde dietro le dimissioni da vicepresidente di Tony Di Piazza, prima, e la volontà di cedere la propria parte di quote, poi? Divergenze culturali e imprenditoriali, confusione dei ruoli, comunicazioni che forse non fanno il bene della società e screzi continui con Rinaldo Sagramola. C'è probabilmente tutto questo dietro il divorzio sancito nelle scorse ore col Palermo.

E chissà che dietro questo improvviso sfogo dello zio D’America non ci sia il sospetto di venir meno ai propri impegni economici. Anche se le divergenze, più che contrasti, con Dario Mirri sono iniziate subito dopo che la società Hera Hora aveva visto le prime luci. Dal canto suo Mirri ha subito messo in chiaro le cose, affermando più volte di non voler rivestire il ruolo di socio-padrone con cui la tifoseria palermitana aveva già avuto a che fare negli ultimi anno sotto la gestione zampariniana. Quindi la volontà di dare ampia delega a Rinaldo Sagramola per quanto concerne gli aspetti legati alle vicende calcistiche e amministrative. Come la conferma del tecnico o la scelta di andare a pescare determinati giocatori per rinforzare la rosa, piuttosto che altri. Decisioni ampiamente esternate pubblicamente anche dallo stesso Di Piazza nel giorno della presentazione allo stadio.

Ma è proprio contro Sagramola che Di Piazza ieri pomeriggio avrebbe più volte puntato il dito, accusandolo di aver gestito in maniera malsana l’attività sportiva del club. L’imprenditore italo-americano inoltre avrebbe insistito in particolar modo su un comportamento inadeguato adottato nei confronti di Pergolizzi e su una poco chiara gestione per quanto concerne la realizzazione del nuovo centro sportivo. 

Una diatriba, quella fra i due, iniziata a dire il vero già qualche mese prima, quando Sagramola parlò di “americanate”, riferendosi a delle voci che vedevano in ballo il futuro del tecnico che proprio in quel periodo era appeso a un filo. Lo stesso Di Piazza avrebbe volentieri cambiato guida tecnica in corso d’opera, chiamando perfino più volte alcuni giocatori per chiedere loro un parere. Oltre che lo stesso Mirri. Un atteggiamento infatti non condiviso dall'imprenditore palermitano che, guarda caso, qualche giorno più tardi prese pubblicamente le difese del tecnico. Diatriba che evidentemente ha raggiunto l’apice proprio ieri pomeriggio, nel bel mezzo di un cda in cui lo "zio D’America" ha esposto le proprie considerazioni maturate nel corso di questo suo primo anno da vicepresidente.

Di Piazza vorrebbe maggiore potere decisionale, in poche parole spinge per una gestione della società ampiamente diversa da quella di Mirri. Nel lungo post pubblicato su Facebook Di Piazza ha parlato di impossibilità nel dare il proprio contributo alla causa, ma da quello che filtra da viale del Fante, da quando è diventato socio di minoranza, l’ex vicepresidente non avrebbe portato alcuna iniziativa sul tavolo della società, anzi. A novembre scorso gli sarebbe stata data l’opportunità di occuparsi con delle deleghe di determinate questioni legate alla valorizzazione del brand. Deleghe, poi, mai accettate dallo stesso Tony Di Piazza.

Sempre da indiscrezioni pare che Dario Mirri abbia deciso di non rispondere pubblicamente allo sfogo di Tony Di Piazza proprio per evitare di gettare, involontariamente, benzina sul fuoco. Da un lato Mirri si augura che questa situazione possa in qualche modo rientrare, dall’altro però ha sempre sostenuto il fatto che Di Piazza in qualche modo abbia dei metodi di gestione completamente diversi dai suoi. I continui post sui social, le mille interviste e l’accavallamento dei ruoli con chi invece era addetto a occuparsi delle questioni calcistiche in qualche modo non facevano altro che far storcere il naso a chi, invece, ha preferito stare lontano dai riflettori nel corso di questa stagione. 

La sensazione dunque, sempre secondo quanto filtra,  è quella che Di Piazza si sarebbe “ubriacato” di questo suo ruolo, provando, giornata dopo giornata e settimana dopo settimana a prendere decisioni che sulla carta non gli competono. Così come di fatto non competono allo stesso Mirri, che si è sempre voluto esimere dalle questioni calcistiche. Domani intanto è in programma un altro consiglio d’amministrazione, questa volta però sponda Hera Hora, con un ordine del giorno ben preciso: il fattore economico. Che intanto ieri pomeriggio è stato ampiamente discusso: il budget approvato è di circa 11 milioni, di cui cinque per i ricavi e la restante parte di capitale da investire per creare una rosa competitiva. E in questa direzione proprio durante il cda Di Piazza avrebbe proposto di abbassare la soglia di capitale per via delle ultime vicissitudini legate al Coronavirus. 

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