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"Abolire il numero chiuso all'Università", l'Ars dice sì e si rivolge a Roma

L'Assemblea regionale ha approvato lo schema di legge voto per cancellare i test di ammissione, abrogando le norme nazionali. Il primo firmatario Totò Lentini: "La pandemia ha mostrato gli effetti negativi di oltre 20 anni di restrizioni all’accesso ai corsi dell’area sanitaria". L'assessore Lagalla: "Proposta alimenta dibattito nazionale"

Abolire il numero chiuso nelle Università, abrogando le norme nazionali. E' la proposta che il Parlamento regionale lancia a Roma. L'Ars ha infatti dato il via libera allo schema di legge voto per cancellare i test di ammissione.

"Sono soddisfatto per l’ampio consenso (un solo contrario) con cui l’Ars ha approvato la mia proposta - spiega il capogruppo dei Popolari-Autonomisti Totò Lentini -. La crisi legata alla pandemia in corso ha mostrato gli effetti negativi di oltre 20 anni di restrizioni all’accesso ai corsi di laurea dell’area sanitaria, con una carenza rispetto al turn-over dei pensionamenti che, nel caso dei medici, raggiunge ormai decine di migliaia di unità all’anno. Una carenza ancora più grave per una regione come la Sicilia che già vede tantissimi giovani allontanarsi verso altri paesi e dove la carenza di risorse (dovuta anche alla carenza di risorse per la maggiore compartecipazione alla spesa sanitaria imposta rispetto ad altre Regioni) ha ridotto ancor di più lo spazio per le borse di specializzazione dei medici e per il finanziamento del diritto allo studio in genere. Auspico che - conclude - il Parlamento nazionale voglia raccogliere questo segnale, che si unisce ad iniziative analoghe promosse in altre Regioni, superando definitivamente un meccanismo distorsivo, che penalizza particolarmente quelle famiglie che non possono sostenere i loro figli in percorsi alternativi o l’onere dei costosi ricorsi per l’ammissione. Abolire il numero chiuso è un atto di giustizia e lungimiranza, che da risposta a migliaia di giovani vorrebbero e potrebbero contribuire con la loro capacità ed intelligenza e col loro entusiasmo a rispondere al 'bisogno di salute’ di oggi e di domani".

Per Alessandro Aricò, capogruppo di DiventeràBellissima e cofirmatario del disegno di legge, "l’abolizione del numero chiuso garantirebbe ai nostri giovani più opportunità di inserimento nel mondo delle professioni e, relativamente al settore della sanità, sarebbe certamente fondamentale per contrastare la carenza di medici e altri professionisti della Salute. Il nostro auspicio, pertanto, è che il Parlamento nazionale accolga questa forte sollecitazione che giunge dalla Sicilia. Contemporaneamente, come già fatto dal governo Musumeci in questi primi tre anni di legislatura, dovrà essere aumentato ulteriormente il numero delle borse di specializzazione in Medicina per garantire la copertura delle esigenze del sistema sanitario, ancor più pressanti durante l’emergenza Coronavirus".

Favorevole all'abrogazione anche il Movimento Cinque Stelle, per il quale "tutti gli studenti devono avere la possibilità di accedere ai percorsi universitari, la selezione va fatta sul campo, non a monte, sbarrando possibilmente le porte a studenti che provengono da ceti meno abbienti".

"Si tratta – dicono i deputati 5 stelle della commissione cultura, Roberta Schillaci, Giovanni Di Caro, Stefania Campo e Ketty Damante – di una norma di equità sociale che consentirà a chiunque voglia intraprendere una carriera universitaria di farlo, evitando il muro spesso invalicabile dei test selettivi, per la cui preparazione spesso occorrono esborsi indifferenti e non alla portata di tutte le tasche”.  “Auspichiamo anche – aggiunge Schillaci  - che il governo regionale aumenti il numero di specializzazioni e delle borse di studio, lavorando affinché ci si svincoli dal numero dei posti letto,  specie se si considera che nonostante il numero chiuso il governo Musumeci ha avuto parecchi problemi con le borse di studio e con le residenze universitarie”.

"La legge-voto di iniziativa parlamentare, approvata dall’Assemblea regionale siciliana, difficilmente potrà trovare applicazione nella estensiva formulazione prevista dal testo - commenta l’assessore regionale all’Istruzione, Roberto Lagalla - Tuttavia, contribuisce ad alimentare il dibattito nazionale su più eque modalità di accesso all’università e potrà favorire la ricerca di nuovi e adeguati modelli di reclutamento accademico, anche sull’esempio di altri Paesi europei“. 

Articolo aggiornato il 26 gennaio 2021 alle ore 20,49 / Inserito commento dell'assessore Lagalla
 

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