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Piano di riequilibrio e aumento delle tasse: "A Palermo solo briciole, il sindaco non firmi l'accordo col governo"

A lanciare l'appello sono i consiglieri di Italia Viva, +Europa, Azione e Oso, che chiedono pure di sospendere le transazioni per il pagamento dei fornitori. A fronte di un contributo da 180 milioni in vent'anni, i palermitani pagherebbero 556 milioni in più di Irpef. "Faremo le barricate contro la delibera con le nuove aliquote"

"L'accordo con la presidenza del Consiglio dei ministri da sottoscrivere entro il 15 febbraio dà al Comune di Palermo solo 'briciole' e danneggia l'intera città, perché aumenta in maniera illimitata l'Irpef: il sindaco Leoluca Orlando non lo firmi". E' questo l'appello lanciato oggi al primo cittadino nel corso di una conferenza stampa dai consiglieri comunali di Italia Viva, +Europa, Azione e Oso, che chiedono anche la "sospensione del piano di rilevazione dei debiti commerciali certi, liquidi ed esigibili con i fornitori".

Dopo le cifre rese note dal ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef) sui contributi destinati a Palermo nei prossimi vent'anni per ripianare il disavanzo - quantificati in appena 180 milioni di euro - i quattro gruppi consiliari, "che rappresentano il 25% dell'Aula", invitano il sindaco a fermarsi e "a trattare con Roma a testa alta senza il piattino in mano. "Se ciò non dovesse avvenire - dice il presidente del Consiglio Totò Orlando - faremo le barricate per bloccare la delibera che contiene l'aumento delle aliquote Irpef". Aliquote che, rispetto al piano di riequilibrio già approvato in Aula, andranno ritoccate all'insù. Il piano di riparto ufficializzato dal Mef prevede infatti 8 milioni in meno rispetto ai 188 calati nel cosiddetto "emendamento Evola", tra l'altro, ben al di sotto dei 475 milioni inizialmente annunciati dal sindaco Leoluca Orlando.

Numeri che spingono Fabrizio Ferrandelli (+Europa) a dire che "Orlando ha illustrato un progetto fumoso e non veritiero, altro che risanamento: questo è un piano lacrime e sangue. Così il sindaco non fa gli interessi della città, ma vincola Palermo per i prossimi vent'anni per poter scappare fra tre mesi e lasciare la 'bomba' nelle mani della prossima amministrazione. La verità è che siamo al fallimento del Comune e il piano di riequilibrio è una sfumatura linguistica per definire una procedura peggiore del dissesto".   

Un elemento di ulteriore preoccupazione lo fornisce Ugo Forello che, citando il ragioniere generale, tira fuori una cosiddetta clusola di salvaguardia pronta a scattare se il Comune non dovesse raggiungere i tassi di riscossione dei tributi indicati nel piano di riequilibrio. "In pratica - spiega il consigliere di Oso - ogni euro in meno di tasse riscosse verrebbe compensato con un ulteriore aumento dell'Irpef. Una misura che ad esempio non è contemplata nella procedura di dissesto. Questo non è un accordo dignitolso per il Consiglio e per i palermitani. A Napoli e Torino andranno rispettivamente 1,2 e 1,1 miliardi; a Palermo che ha una popolazione di soli 100 mila abitanti in meno di Torino solo 180 milioni. Briciole, altro che soldi per salvare i conti".

Su queste basi, Italia Viva, +Europa, Azione e Oso contano di aggregare altri consiglieri in Aula per bloccare gli atti che andranno a comporre il piano di riequilibrio. "In queste condizioni - aggiunge Totò Orlando - non si può firmare l'accordo con la presidenza del Consiglio. Se il sindaco dovesse farlo, noi ci opporremo in Aula". Ma cosa succede se il Consiglio sconfessa il sindaco? "La nuova amministrazione - risponde Orlando - potrebbe ricontrattare il piano di riequilibrio, ma intanto noi bloccheremo sin da subito gli aumenti dell'Irpef". Ovvero circa 556 milioni a fronte di un contribuito statale di 180 milioni spalamato in 20 anni (9 milioni all'anno). L'aumento dell'Irpef vale qualcosa come 101 milioni per quest'anno (un raddoppio rispetto agli attuali 51 milioni); 112 per il 2023 e così via fino agli oltre 63 milioni nel 2040.

L'unione d'intenti fra Italia Viva, Oso, +Europa e Azione sta dando vita in ottica elettorale a un polo moderato che punta ad allargarsi. "Rivendichiamo la centralità delle forze politiche qui rappresentate e non escludiamo nuovi perimetri: senza il centro non ci si allarga" afferma Ferrandelli, che nel 2017 da candidato sindaco provò a costruire un campo largo "per risollevare Palermo dalle macerie". Un tentativo che fu stroncato dall'Orlando-bis. Ora il fronte moderato presente in Consiglio ci riprova: "Chiunque faccia mea culpa, anche tra gli orlandiani, - sottolinea Ferrandelli - è ben accetto, perché nella prossima amministrazione bisogna andare al di là delle individualità per risanare il Comune".

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