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Sabato, 27 Aprile 2024
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Mafia, sequestrati i beni del presidente dell'Ordine veterinari

"Sono state segnalate - spiegano dalla questura - condotte illecite che sarebbero state realizzate, violando dettati normativi e deontologici, pur di tutelare gli interessi di un allevatore senza scrupoli che avrebbe voluto commercializzare capi di bestiame infetti"

Controlli irregolari, violazioni delle norme deontologiche e legami con personaggi legati a cosa nostra. Accuse pesanti che hanno portato all'esecuzione di un sequestro patrimoniale nei confronti di Paolo Giambruno, direttore del Dipartimento di prevenzione veterinario dell'Asp di Palermo e presidente dell'Ordine dei medici veterinari della provincia. (GUARDA IL VIDEO)

Il provvedimento è stato emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale su proposta della Procura della Repubblica ed eseguito dalla polizia. I sigilli sono scattati a conclusione delle indagini preliminari nell'ambito del procedimento penale che vede coinvolte 29 persone tra cui funzionari, dirigenti dell'Asp e imprenditori del settore alimentare, la cui attività investigativa è stata svolta dalla Digos. Gli indagati, sono accusati di reati contro la pubblica amministrazione e la violazione della normativa a tutela della salute pubblica nella commercializzazione di alimenti.

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Secondo gli investigatori, è emerso "un sistema di cointeressenze, a livello imprenditoriale, intrattenute dal funzionario pubblico con un noto esponente mafioso, Salvatore Cataldo, uomo di spicco di cosa nostra nell’importante centro di Carini". Sarebbero "emerse numerose irregolarità nell'ambito dei controlli sanitari dal Dipartimento di prevenzione veterinario dell'Asp, sulla qualità delle carni da destinare al consumo".

"Sono state segnalate - spiegano dalla questura - condotte illecite del direttore del dipartimento che sarebbero state realizzate, violando dettati normativi e deontologici, pur di tutelare gli  interessi di un allevatore senza scrupoli che avrebbe voluto commercializzare capi di bestiame infetti. Solo l’intervento tempestivo della Polizia ha scongiurato l’immissione sul mercato di tali carni nocive per la salute pubblica".

Giambruno è indagato per i reati di concussione, tentata e consumata, abuso d’ufficio, falso e truffa aggravata, commessi nell’esercizio delle sue funzioni. "Ma dalle indagini - spiega la polizia - sarebbero emerse responsabilità penali del funzionario e dell’esponente mafioso, in ordine al delitto di interposizione fittizia di beni, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniale, con l’aggravante di avere agito al fine di agevolare esponenti del sodalizio criminale appartenenti alla famiglia mafiosa di Carini, negli anni che vanno dal 2005 a tutto il 2013".

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