rotate-mobile
Mafia San Giuseppe Jato

"La mafia si finanzia con la droga", otto arresti nello Jato

Questo quanto emerge dopo l'ultima operazione dei carabinieri, costola dell'indagine "Nuovo Mandamento". Il procuratore aggiunto Principato: "Cosa nostra ha urgente bisogno di soldi, ecco perchè si dedica direttamente alla coltivazione, allo stoccaggio e vendita della cannabis"

La mafia ha bisogno della droga per sostenersi. Soldi facili e subito reperibili. E' questo ciò che emerge dopo l'ultima operazione dei carabinieri che ha portato all'arresto di otto persone tra San Giuseppe Jato e Camporeale (LEGGI I NOMI). La conferma arriva direttamente da Teresa Principato, procuratore aggiunto della Dda. "La mafia - ha spiegato - si dedica direttamente alla coltivazione, allo stoccaggio e vendita della cannabis. Un'attività modesta che dimostra che Cosa nostra ha urgente bisogno di soldi. Questo perchè con la crisi le estorsioni non riescono più a fare arrivare nelle casse dell'organizzazione criminale ingenti somme. Gli appalti sono sempre meno e le attività commerciali stanno affrontando una grave crisi. 'La mafia non si ferma e non ci fermiamo neppure noi. In questi mesi abbiamo assistito al continuo predominio di Cosa Nostra nel territorio, e a nuovi scenari che hanno portato al ricambio dei vertici nel territorio. Avevamo richiesto 22 ordinanze di custodia cautelare - ha concluso il procuratore - e il Gip ne ha concesse solo 8 perchè altri indagati sono già detenuti. Contro questa decisione presenteremo appello".

Gli arresti sono stati condotti dai militari del gruppo di Monreale, guidati dal colonnello Pierluigi Solazzo, e da quelli del Nucleo investigativo comandati da Mauro Carrozzo. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dal Tribunale di Palermo su richiesta dei procuratori aggiunti Teresa Principato e Vittorio Teresi, e dei sostituti Del Bene, Barbiera, Demontis e Paci.

LE INTERCETTAZIONI NELLA FATTORIA - VIDEO

L’operazione di oggi - spiegano gli inquirenti - è una costola dell’indagine di più ampia portata denominata “Nuovo Mandamento”, che ha documentato la riorganizzazione territoriale di Cosa nostra nella parte occidentale della provincia di Palermo (con la creazione di una nuova sovrastruttura di coordinamento, individuata nell’area di Camporeale, dei due storici mandamenti mafiosi di “San Giuseppe Jato” e “Partinico”) e che ha portato, lo scorso 8 aprile, all'arresto di 38 persone, tra capi e gregari. Durante l’attività investigativa, sono state individuate alcune piantagioni nell’entroterra, specie nella valle del fiume Jato, con il contestuale arresto in flagranza di 3 persone deputate alla loro coltivazione. Poi due luoghi di stoccaggio della sostanza stupefacente, pronta per essere immessa sul mercato locale, con l’arresto in flagranza di 8 custodi e il sequestro di circa 40 chili di marijuana già essiccata.

OPERAZIONE “NUOVO MANDAMENTO - Le indagini condotte sul “Nuovo Mandamento” avevano consentito inizialmente di ridisegnare i confini del mandamento di San Giuseppe Jato, che rispetto al passato aveva assunto una conformazione parzialmente diversa ricomprendendo le famiglie mafiose di San Giuseppe Jato e San Cipirello, Camporeale, Piana degli Albanesi, Monreale, Montelepre e Giardinello. Veniva esclusa la famiglia mafiosa di Altofonte, che veniva lasciata alle dipendenze di un mandamento cittadino, Santa Maria di Gesù-Villagrazia. Dopo il transito di alcune famiglie mafiose dal mandamento di Partinico a quello di San Giuseppe Jato si è assistito, a seguito della scarcerazione Antonino Sciortino (avvenuta il 5 novembre del 2011), personaggio legato ai Vitale e a Domenico, all’accorpamento dei due mandamenti e alla nascita del  “super-mandamento mafioso” di Camporeale, sotto l’egida dello stesso Sciortino. E dal novembre 2011 al marzo 2012, l’intervento del nuovo capo del super-mandamento ha determinato una serie di cambiamenti importanti nella gerarchia mafiosa del palermitano.

IL FINANZIAMENTO CON LA DROGA - A cavallo dell’estate 2012, le indagini evidenziavano come una delle fonti di reddito dell’associazione mafiosa investigata fosse la coltivazione di canapa indiana, finalizzata alla produzione ed alla successiva immissione sul mercato di ingenti quantità di sostanza stupefacente del tipo marijuana, con il fine di provvedere al mantenimento dell’organizzazione criminale e, in particolare, al sostentamento delle spese per i detenuti.

LA PIANTAGIONE DI CONTRADA ARGIVOCALOTTO DI MONREALE - Nel mese di giugno 2012, sono state intercettate  alcune conversazioni ambientali dalle quali emergeva con chiarezza che gli indagati erano impegnati per la messa a dimora di numerose piante di cannabis indica in un fondo agricolo ubicato in contrada Arcivocalotto di Monreale, allo scopo di procedere alla loro illecita coltivazione. Il terreno, subito individuato, risultava di proprietà di una anziana signora, all’oscuro di tutto, e coltivato ad uliveto. Ignari di essere intercettati, dopo aver trasportato le piantine di cannabis indica con il fuoristrada in uso a Giuseppe Lo Voi ed altre autovetture, provvedevano al loro interramento ed alla creazione di un impianto di irrigazione collegato ad una vasca artificiale ubicata a poche centinaia di metri dalla coltivazione. A causa del timore di essere scoperti, dopo circa tre giorni, la piantagione veniva smantellata e le piante sradicate e trasferite in altre località.

LA PIANTAGIONE DI CAMPOREALE - Le intercettazioni captate a bordo dell’autovettura in uso a Francesco Lo Cascio hanno permesso di svelare l’esistenza di una piantagione di “cannabis indica”, di circa un centinaio di piantine, anche nel territorio di Camporeale ed esattamente in contrada Monte Petroso. Le indagini hanno accertato che la gestione di tale piantagione, trovata poi completamente distrutta all’inizio del luglio del 2012, era affidata a Giovanni Battaglia.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"La mafia si finanzia con la droga", otto arresti nello Jato

PalermoToday è in caricamento