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Mafia Termini Imerese

Colpo al clan delle Madonie, in appello 12 condanne e 6 assoluzioni

Il processo è nato dall'operazione "Black Cat" dei carabinieri del 2016. I giudici hanno concesso degli sconti a diversi imputati, ma anche ribaltato la sentenza per altri: in 3 sono stati adesso del tutto scagionati. Giuseppe Albanese e Gioacchino Martorana, assolti in primo grado, ora sono stati invece riconosciuti colpevoli

Dodici condanne e sei assoluzioni. Si è concluso così in appello il processo in ordinario nato dall'operazione "Black Cat" dei carabinieri, messa a segno nel 2016, con la quale erano stati arrestati boss e gregari di diversi clan delle Madonie. Dopo le pesanti condanne inflitte a maggio del 2019 dal tribunale di Termini Imerse, presieduto da Vittorio Alcamo, oggi pomeriggio la terza sezione della Corte d'Appello ha rivisto la sentenza, concedendo sconti e ribaltando del tutto la decisione, assolvendo quattro imputati che erano stati invece condannati in primo grado e, viceversa, condannandone altri due che erano stati inizialmente scagionati.

Nello specifico, Giuseppe Albanese di Caltavuturo, che era stato assolto, adesso è stato condannato a 9 anni, ma è stato escluso il suo ruolo di capo e promotore dell'organizzazione. Stessa sorte per Gioacchino Martorana di Castelbuono che era stato scagionato e a cui ora sono stati inflitti 2 anni e mezzo per ricettazione.

La Corte ha poi preso una decisione diametralmente opposta per Francesco Saitta, Sebastiano Sudano e Giacomo Di Dio, che erano stati condannati in primo grado (7 anni a testa ai primi due e 6 al terzo), e che ora sono stati assolti. Per Francesco Lo Medico (difeso dagli avvocati Nino Zanghì e Giovanni Di Benedetto) è scattata invece la prescrizione: in primo grado era stato condannato a 4 anni.

Sconti di pena sono stati concessi dai giudici a Mercurio Bisesi di Termini Imerese, che passa da 13 a 10 anni di reclusione, a Loreto Di Chiara di Caccamo, da 20 anni a 11 anni e 7 mesi, a Luigi Giovanni Barone di Caccamo, da 13 a 9 anni, a Nicasio Salerno di Caccamo, da 20 a 15 anni, a Rosario Lanza di Cerda, da 13 a 9 anni, a Riccardo Giuffrè di Caltavuturo, da 12 a 9 anni, a Nicola Teresi di Sciara, da 13 a 9 anni, e a Antonio Marino di Trabia, da 6 anni a 4 anni e mezzo. Ridotta da 13 a 9 anni e mezzo anche la condanna di Salvatore Cancilla, difeso dagli avvocati Carolina Varchi e Debora Speciale.

Infine la Corte d'Appello ha confermato la condanna a 6 anni per Salvatore La Barbera di Trabia, ma anche le assoluzioni di Giuseppe Albanese, di Benedetto Mazzeo di Montemaggiore Belsito e di Ignazio Arena, dipendente del Comune di Trabia (difeso dall'avvocato Salvatore Sansone). Confermati anche i risarcimenti alle parti civili: oltre a Sos Impresa, Addiopizzo e al Centro Pio La Torre, si sono costituiti anche i Comuni di Trabia, Termini Imerese, Caccamo, Cerda, Caltavuturo, Casteldaccia, Aliminusa e Sclafani Bagni, con l'assistenza, tra gli altri, degli avvocati Ettore Barcellona e Francesco Cutraro.

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