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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Appalti al Parco di Selinunte in cambio di soldi e assunzioni, nei guai anche imprenditori palermitani

Sei le persone coinvolte nell'operazione "Selinus": l'ex direttore dell'ente, due funzionari e tre privati. Il gip ha disposto per loro l'interdizione dai pubblici uffici e il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione. Sotto la lente anche i lavori di adeguamento legati all'emergenza Covid e l'evento organizzato per i coniugi Tusa

Appalti a imprese "amiche", a volte assegnati con procedura di somma urgenza, in cambio di lavori di ristrutturazione e giardinaggio ma anche di mazzette e assunzioni. Ci sono anche imprenditori palermitani e agrigentini coinvolti nel blitz della guardia di finanza scattato all'alba con l'operazione "Selinus". Tra i destinatari delle misure disposte dal gip (interdizione dei pubblici uffici e divieto di contrattare con la pubblica amministrazione) tre imprenditori, due funzionari pubblici e Bernardo Agrò, ex direttore (2020-2021) del Parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, il più grande dell’Europa settentrionale.

I destinatari della misura disposta dal gip sono Tommaso Sciara, 62 anni, di Favara (Agrigento), dipendente tecnico dell’assessorato regionale Beni Culturali (misura interdittiva dai pubblici uffici 9 mesi); Antonio Mortellaro Ferraro, 46 anni, Santo Stefano Quisquina (Agrigento), dipendente tecnico assessorato regionale dei Beni Culturali (misura interdittiva dai pubblici uffici 6 mesi). Poi ci sono gli imprenditori ai quali è stato applicato il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per 9 mesi: Vito D’Anna, 60 anni, di Favara; Vincenzo D’Angelo, 47 anni, di Partinico; Massimiliano Raia, 39 anni Canicattì (Agrigento).

Le indagini delle fiamme gialle della Compagnia di Castelvetrano, avviate nell’estate del 2020, hanno consentito di "accertare molteplici irregolarità - si legge in una nota - nella concessione di appalti da parte dell’Ente costatando numerosi episodi illeciti a carico dell’allora direttore del Parco, due funzionari e tre imprenditori". Per costruire un quadro probatorio solido i finanzieri hanno analizzato banche dati e tabulati telefonici, a cui si sono aggiunti accertamenti bancari, intercettazioni telefoniche, telecamere nascosto e altre tecnologie investigative.

Operazione Selinus 2

La svolta sarebbe arrivata grazie al cellulare di uno degli imprenditori indagati, amico dell’ex direttore del Parco, in cui è stato installato un "trojan". La guardia di finanza, infatti, avrebbe attivato il microfono del cellulare “infetto” riuscendo a registrare delle conversazioni dalle quali è emerso un "patologico sistema clientelare - si legge ancora in una nota - preso il Parco archeologico preordinato all’assegnazione di pubbliche commesse a un cartello di imprese, perlopiù agrigentine, riconducibili alle figure dei tre imprenditori".

La rotazione degli operatori economici chiamati a lavorare all’interno del parco, secondo l’accusa, sarebbe stata solo fittizia. I finanzieri infatti avrebbero costatato che le imprese beneficiarie erano riconducibili a dei prestanome, di fatto legati sempre agli stessi imprenditori. Le procedure di somma urgenza avviate dall’Ente, nonostante l’utilizzo del Mercato elettronico della pubblica amministrazione, in realtà avrebbero costituito il meccanismo per “organizzare scientemente e artatamente ‘a tavolino’ sulla base di rapporti collusivi tra funzionari pubblici e imprese private”.

Tra gli episodi illeciti maggiormente significativi, ricostruiscono dalla guardia di finanza, spiccano gli appalti per i lavori di adeguamento legati all’emergenza sanitaria Covid-19 effettuati al Museo del Satiro danzante di Mazara del Vallo nel giugno 2020 e quelli relativi alla preparazione dell'evento di commemorazione dedicato agli studiosi Vincenzo Tusa e la moglie Aldina Cutroni e organizzato negli spazi dell'area archeologica selinuntina.

Agrò rassegna le dimissioni

Dopo la notifica della misura cautelare, l'ex direttore Agrò - oggi direttore del Parco archeologico di Marsala - ha rassegnato le dimissioni precisando di averlo fatto "a seguito di un'ordinanza del gip di Marsala che fa seguito a un'indagine a carico di terzi avente per oggetto presunte (sottolinea con il grassetto, ndr) irregolarità in alcuni appalti al Parco archeologico di Selinunte, di cui sono stato per un periodo direttore. Ripongo piena fiducia nella magistratura e confido al più presto di poter dimostrare la mia totale estraneità ai fatti contestati, ma non intendo in alcun modo intralciare il lavoro degli uffici da me diretti, che invece devono proseguire in totale serenità tutte le attività già intraprese".

Articolo aggiornato alle ore 16.08 del 7 marzo 2023 // inserite le dichiarazioni di Agrò dopo le dimissioni

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