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Sabato, 27 Aprile 2024
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Pif: "Il mio sogno? Era e resta quello di fare il regista cinematografico"

L'autore, filmmaker e reporter palermitano è premio Hemingway 2022 nella categoria "Testimone del nostro tempo": riceverà il riconoscimento domani sera (18 giugno) a Lignano Sabbiadoro

"Il mio sogno? Era e resta quello di fare il regista cinematografico. Perché i film che io concepisco si devono vedere al cinema, innanzitutto ... A settembre, finita l'estate, scopriremo se la gente ci va ancora, nei cinema". Lo ha detto Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, Premio Hemingway 2022 nella categoria "Testimone del nostro tempo": l'autore, filmmaker e reporter riceverà il riconoscimento domani sera (18 giugno), a Lignano Sabbiadoro, insieme a Margaret Mazzantini, Elena Cattaneo e Mario Peliti. "Ricevere un Premio nel segno di Ernest Hemingway mi porta a ripensare alla sua vita, ai suoi spostamenti irrequieti da un capo all'atro del mondo, viaggi fatti quando muoversi era complicatissimo. Anch'io viaggio molto e spesso mi capita di pensare al viaggiatore Hemingway da luoghi estremi, come la Groenlandia o il Buthan …Lo spirito è molto simile, credo. Certo io sono astemio, il che cambia un po' la visione della vita".

L'esordio di Pif sul set de "I 100 passi", di Marco Tullio Giordana: "Un imprinting straordinario - ricorda il regista - avevo vinto un bando del Comune di Palermo, ero un ragazzino disperato che voleva lavorare nel mondo del cinema e ho avuto la fortuna di lavorare sulla storia di Peppino Impastato, un personaggio che proprio quel film ha riscoperto, dando una spinta decisiva alla ripresa delle indagini che hanno portato alla condanna di Badalamenti". Da allora la strada di Pif si è intrecciata spesso con il tema della mafia: sarà una reazione infantile, ma non riesco ad accettare che esista una cosa come la mafia. Il rischio più grande è stato negarne la pericolosità, averla consapevolmente sottovalutata. Quando alcuni giornalisti hanno visto il mio primo film, "La mafia uccide solo d'estate", mi hanno spiegato che in Germania era successa la stessa cosa con il nazismo. È un atteggiamento mentale che aiuta a sopravvivere al male…".

Mafia a parte, è totalmente focalizzato sul nostro tempo anche l'ultimo film di Pif, "E noi come stronzi rimanemmo a guardare", presentato l'autunno scorso quale Evento Speciale alla Festa del Cinema di Roma. "Una storia legata al tempo post pandemia, a un futuro ipotetico che si è molto accorciato e ci ha praticamente raggiunti. Come per gli algoritmi, che sono semplicemente il termometro delle nostre dipendenze. Non ce ne accorgiamo perché siamo assuefatti, e non è certo un crimine ordinare una pizza attraverso una app. Lo facciamo tutti, anch'io faccio un uso smodato delle app. Ma è la gestione di chi organizza il business della consegna a domicilio, che rende spesso sporca questa pratica. Dovremmo esigere da chi ci governa a livello europeo di pretendere che in questo continente ci siano condizioni minime del lavoro e della sua tutela quando si apre qualsiasi impresa. Invece oggi festeggiamo perchè una nota azienda internazionale che fa le consegna a domicilio ha decido di dare ai suoi lavoratori un'assicurazione … Ma d'altra parte adesso potremmo dire che l rag. Fantozzi è un buon partito, avercene di quelle condizioni lavorative …".

"Un consiglio sentito arriva da Pif anche per i giovani che guardano alla carriera artistica come a una prospettiva per la propria vita: "L'importante è avere sempre qualcosa da dire: se sei autonomo, se hai un pensiero, se sei autoriale puoi contare su una carta in più. Avere una visione è importante anche per fare l'attore e interpretare i testi di qualcun altro". Nella serata di oggi Pif ha incontrato al CinemaCity di Lignano Sabbiadoro il pubblico del Premio Hemingway, nel corso di una intervista condotta da Alberto Garlini.


 

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