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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Carini

L'ex deputato di Forza Italia e i voti comprati dal boss di Carini: arrivano due condanne

Inflitte pene pesanti al mafioso Giuseppe Lo Duca e all'intermediaria Piera Loiacono che avrebbero cercato di vendere preferenze al candidato della lista di Raffaele Lombardo, Salvatore Ferrigno, alle scorse elezioni Regionali. Il politico è stato rinviato a giudizio. Lo scambio di denaro sarebbe avvenuto una settimana prima del voto in un bar

Si sarebbero messi d'accordo per vendere un "pacchetto di voti", raccolti tra Carini, Cinisi, Terrasini e Torretta, per 20 mila euro (poi scontati) al candidato alle Regionali del 25 settembre dell'anno scorso Salvatore Ferrigno, con un trascorso da deputato nazionale in Forza Italia e, in occasione di quella tornata elettorale, candidato con la lista dell'ex governatore Raffaele Lombardo, "Popolari e autonomisti Noi con la Sicilia", che sosteneva l'attuale presidente Renato Schifani. Per questo il boss di Carini Giuseppe Lo Duca e Piera Loiacono, che avrebbe fatto da intermediaria nella trattativa, sono stati adesso condannati per voto di scambio politico-mafioso.

I due sono stati processati con il rito abbreviato dal gup Ermelinda Marfia, che ha inflitto 11 anni un mese e 10 giorni al mafioso e 6 anni e mezzo alla donna, accogliendo le richieste del procuratore aggiunto Paolo Guido e del sostituto Giovanni Antoci, che avevano coordinato l'inchiesta dei carabinieri. Ferrigno è stato invece rinviato a giudizio ed è sotto processo in tribunale con l'ordinario.

I tre furono arrestati due giorni prima dell'election day, il 23 settembre. Da 20 mila euro si sarebbe scesi a 5 mila e, alla fine, il candidato avrebbe consegnato in un bar mille euro a Loiacono, una settimana prima del voto, il 17 settembre. "Allora quello soldi non ne ha - spiegava l'imputata al boss dopo un incontro con Ferrigno - perché ha il conto in America, dice: 'Non ho queste disponibilità. Siamo rimasti così: 'Tu vedi quelli che puoi trovare'". Parlava anche della trattativa a Lo Duca: "Però a tira e molla per quattro paesi lui può uscire 5 mila euro, non ne può uscire tanti perché lui si vuole fare l'intera operazione con quei soldi... A tempi di carestia, non ha soldi da parte".

Ferrigno avrebbe quindi tirato sul prezzo ma "avrebbe tentato di allettare i suoi interlocutori con la prospettiva di accedere a futuri progetti aventi ben più ampi margini di guadagno rispetto al risibile compenso richiesto per la raccolta di voti", come aveva scritto il gip Fabio Pilato nell'ordinanza di custodia cautelare. "Appena ci vediamo - diceva infatti il politico a Loiacono - ti spiego alcuni progetti che ci possono cambiare completamente perché quando si parla, si deve parlare... Di soldi grossi, di progetti, di progetti della Comunità europea, di fondi comuni, di queste cose dobbiamo parlare di quello che è interessante". Il mafioso Lo Duca commentava peraltro: "Tu pensi che noialtri andiamo a fare una campagna elettorale senza guadagnare una lira?".

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