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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca Politeama / Via Ammiraglio Gravina

"Diciassettenne pestato durante un controllo al Borgo Vecchio": condannati due poliziotti

La vicenda risale al 2018, quando il ragazzo - che era in scooter senza casco con un amico - era stato fermato da una volante. Uno degli imputati lo avrebbe aggredito, spaccandogli il naso e provocandogli lesioni giudicate guaribili in un mese. Scagionati altri due agenti che rispondevano di falso e accusati di aver cercato di insabbiare il caso

Un normale controllo della polizia per un ragazzo di appena 17 anni si sarebbe trasformato in un pestaggio, tanto che il giovane si era ritrovato con il naso rotto, lividi e una prognosi di un mese. Oggi la terza sezione del tribunale ha deciso di condannare due dei poliziotti finiti a processo per la vicenda e di assolverne altri due.

Il collegio presieduto da Fabrizio La Cascia, nello specifico, ha inflitto un anno e mezzo a Salvatore Bianco per lesioni e minacce aggravate (e che in passato era finito anche ai domiciliari) e un anno al collega Luciano Barbaro, che rispondeva solo di omessa denuncia, per non aver segnalato l'accaduto. I giudici hanno inoltre disposto che la vittima e i suoi genitori, che si sono costituiti parte civile con l'assistenza degli avvocati Nino e Marco Zanghì, vengano risarciti anche dal ministero dell'Interno. Per il ragazzo (ormai maggiorenne da tempo) è stata disposta una provvisionale di 5 mila euro.

Il tribunale ha invece scagionato con formula piena altri due poliziotti, Filippo Madonia e Giovanni Davide Amato (entrambi difesi dall'avvocato Carlo Emma ed entrambi in passato sottoposti ad una misura interdittiva), accusati di falso, favoreggiamento, omissione di denuncia e rifiuto di atto d'ufficio: non ha retto, quindi l'ipotesi formulata dalla Procura secondo cui dopo l'episodio sarebbe stata stilata una relazione di servizio taroccata proprio per proteggere Bianco (difeso dall'avvocato Enrico Sanseverino). Il procuratore aggiunto Sergio Demontis e il sostituto Giorgia Spiri, che avevano coordinato l'indagine, avevano chiesto condanne più pesanti, tra i 3 anni e 4 mesi e i 5 anni.

La vicenda al centro del processo risale alla notte del 10 febbraio del 2018, l'allora diciassettenne, figlio di un vigile del fuoco, venne fermato in via Benedetto Gravina, al Borgo, mentre era senza casco in sella allo scooter di un amico. Lui stesso in aula aveva raccontato: "Abbiamo visto da lontano una volante ed abbiamo cambiato strada, poi però ho sentito dei colpi di clacson e ho detto al mio amico di accostare perché c'era la polizia".

Secondo l'accusa, mentre uno dei poliziotti avrebbe chiesto i documenti all'altro ragazzo, Bianco sarebbe sceso dalla volante ed avrebbe aggredito la presunta vittima: "Mi ha dato un pugno al naso senza dire una parola - aveva riferito il giovane ai giudici - e io allora gli ho chiesto cosa avessi fatto, ma lui ha continuato a prendermi a pugni, alle tempie, al mento, al volto". L'imputato gli avrebbe sferrato anche "calci e pugni al fegato", mentre lui avrebbe gridato che era "il figlio di un collega, in quanto mio padre è vigile del fuoco, ma Bianco, imperterrito, ha continuato a colpirmi, gridando: 'T'accire, t'accire!' in napoletano".

Il pestaggo sarebbe durato "due minuti" e "ho pensato - aveva dichiarato il giovane - che forse non erano poliziotti veri, non pensavo fosse possibile mi facessero questo". In via Gravina erano arrivati altri agenti, ma nessuno avrebbe prestato soccorso alla presunta vittima, che poi si era fatto refertare in pronto soccorso.

Sempre secondo l'accusa, poi,  non vi sarebbe stata traccia del controllo effettuato quella notte al Borgo da parte dei poliziotti, anche se sarebbe emerso che il motorino non avrebbe avuto la copertura assicurativa: "Ci dissero che per quella volta non ci facevano niente", ha spiegato il giovane. Per i pm questo sarebbe servito invece a coprire il pestaggio e da qui le accuse di falso, che tuttavia non hanno retto in tribunale.
 

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