"Che nessuno si ammali di domenica"
La domenica e i festivi i centri commerciali sono aperti. Si lavora a pieno regime e se pure il 25 aprile venisse il desiderio di un paio di scarpe nuove, non è difficile trovare uno o più commessi pronti a colmare il vuoto della Cenerentola di turno. Ma se disgraziatamente ti ammali in un giorno "rosso" sul calendario, allora dimenticati di una simile efficienza. Sì, perché se uno mai pensasse di fare un incidente, rompersi una gamba, tagliarsi o altro in giornata festiva, si può rassegnare a trascorrere ore e ore in pronto soccorso. Nei negozi il personale non manca, negli ospedali sì.
Trasporto in ambulanza, un femore evidentemente fratturato refertato soltanto oltre 12 ore dopo l'arrivo in struttura. Due medici per tutto il pronto soccorso, nessuno disponibile per una visita fosse anche rapida. Una bacinella per cuscino, una barella in mezzo al corridoio. Reparto di ortopedia pieno, nessuna certezza sulla data dell'intervento. Confusione. Le persone si agitano, ognuno ha i suoi cari di cui occuparsi e talvolta gli animi si scaldano. C'è incuria, disattenzione e anche le norme anti-Covid diventano utopia. Nessun rispetto per la sofferenza dei pazienti e dei familiari.
Nessun rispetto del loro tempo. Però all'ipermercato disinfettiamo mani e carrelli, mettiamo la mascherina Ffp2, la cassiera pulisce il nastro a ogni scontrino. Usiamo il "presto-spesa" così facciamo prima, abbiamo le casse preferenziali per chi ha bisogno. Un confronto che non regge, questa è l'evidenza di una società improntata al consumismo. Una società malata che anche lei, non ha speranza di essere salvata.