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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Il Comune tra l'inchiesta sui bilanci del passato e lo spettro del dissesto: in salita il riequilibrio dei conti

L'indagine della Procura mina il percorso, già pieno di ostacoli, per evitare il crac finanziario. Gli interrogativi sui vertici della burocrazia finiti nel mirino della magistratura, il paradosso di Abbonato e il ruolo del Consiglio: l'ultima partita politica di Orlando, che rischia di chiudere la sua esperienza da sindaco con l'onta del default

Il terremoto giudiziario che ha investito il sindaco Leoluca Orlando e 23 fra ex assessori, dirigenti e revisori del Comune - accusati dalla Procura di aver coperto buchi di bilancio sovrastimando le entrate e sottostimando le uscite - è destinato ad avere ripercussioni sul piano di riequilibrio dei conti che l'ente dovrebbe varare entro il 29 dicembre per evitare il default.

Tanti sono gli interrogativi che girano vorticosamente a Palazzo delle Aquile. Con che serenità e con quale credibilità i vertici della burocrazia comunale, finiti in massa tra gli indagati, proseguiranno la procedura di predissesto? E il Consiglio comunale, chiamato a votare il piano di riequilibrio (ammesso che venga presentato), si prenderà la responsabilità di approvarlo sulla scorta di atti predisposti da una classe dirigente che secondo la Procura negli anni tra il 2016 e il 2019 avrebbe "taroccato" i numeri?

In questa classe dirigente, peraltro, figura un amministratore oggi sotto indagine che non è più al Comune, ma è passato nel 2016 alla sezione di controllo Corte dei conti, proprio da dove è partita l'inchiesta: stiamo parlando dell'ex assessore comunale al Bilancio Luciano Abbonato, "fedelissimo" di Orlando, nominato su indicazione dell'Anci. 

Ma torniamo alla procedura di predissesto. Oggi al Comune mancano 80 milioni per chiudere il bilancio di previsione 2021. Il sindaco Orlando ha finora chiesto invano un intervento del governo e del parlamento nazionale per raddrizzare i conti del Comune. Lo ha chiesto come sindaco e come presidente regionale dell'Anci, perché nella situazione di Palermo ci sono tanti Comuni siciliani, ed ha incrementato il suo pressing dopo l'ingresso nel Pd, provando a cercare un "gancio" nel segretario nazionale Enrico Letta, uno dei maggiori azionisti dell'esecutivo Draghi. 

Questo il quadro prima della bomba giudiziaria sganciata oggi sui bilanci degli anni passati, che non dovrebbe avere conseguenze su atti successivi (stabilizzazioni, assunzioni e spese varie), ma potrebbe - questo sì - minare un percorso già pieno di ostacoli come quello intrapreso per evitare il dissesto. Un dissesto che, secondo le ipotesi al vaglio della magistratura sulla scorta delle indagini compiute dalla guardia di finanza, si sarebbe già materializzato se la fotografia dei numeri non fosse stata alterata.  

Il Comune adesso si starebbe avvicinando a grandi passi al baratro del dissesto e per Orlando ciò potrebbe diventare una grande macchia nella sua pluriennale esperienza di sindaco. Il Professore ha sempre detto che verrà ricordato per l'ultima cosa che farà. Salvarsi - e salvare Palermo dal burrone - è impresa ardua e, stavolta, non dipende solo da lui. Lui che di dimettersi non ne ha intenzione; lui che vorrebbe lasciare ai posteri un'impronta - una visione, per dirla con una sua celebre espressione - per i prossimi decenni; lui che tutti i partiti del centrosinistra vogliono al loro fianco nella prossima campagna elettorale per le Amministrative. 

In questa ultima partita politica - quella giudiziaria è altra cosa - giocherà un ruolo importante il Consiglio comunale: gli inquilini di Sala delle Lapidi sfiduceranno il sindaco? Il ricorso o no alla mozione di sfiducia è tornato alla ribalta e si va ad intrecciare con la decisione che l'Aula prenderà sul piano di riequilibrio: ammesso che ci si arrivi. Staremo a vedere.

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