Appino a Palermo, il chitarrista dei The Zen Circus in concerto ai Candelai
Appino, cantante, chitarrista e penna dei The Zen Circus, torna dal vivo con un tour solista appena cominciato che farà tappa in Sicilia a fine marzo con due concerti organizzati da Puntoeacapo e Shake it, con la direzione artistica di Nuccio La Ferlita. Appuntamento a Palermo il 29 marzo a I Candelai.
Dopo l’uscita del nuovo disco, Humanize, l’artista toscano porterà sul palco i nuovi brani, esplorandone il complesso universo, con incursioni nei due album precedenti, Grande raccordo animale (2015) e Il Testamento (2013), vincitore della Targa Tenco come migliore opera prima. Affidandosi proprio alle parole dell’artista: “Humanize Club Tour 2024 - racconta Appino - si propone di portare dal vivo buona parte delle canzoni dei miei tre dischi da solista, mescolandole l’una dentro l’altra per cercare di approfondire la narrazione sull’umanità che ho intrapreso con l’album appena uscito. Nuovi arrangiamenti, cavalcate strumentali e momenti di intimità acustica sono gli ingredienti di quello che considero più un viaggio che un concerto. Lo show infatti è pensato come uno spettacolo teatrale, un film, o forse meglio ancora un documentario. A ribadirlo un light show sognante e psichedelico basato su specchi e riflessioni a cura di Gabriele Spadini. E ovviamente la band, composta da Matteo D’Ignazi alla batteria (Daykoda, Erio, etc), Davide Barbafiera a moog e campionamenti (Campos, Ico e i casi umani etc), Valerio Fantozzi al basso (Bobo Rondelli, Snaporaz etc) e Fabrizio “Thegeometra” Pagni (tastierista aggiunto degli Zen dal 2018, nonché co-produttore di Humanize)”.
Humanize Club Tour 2024 toccherà l’Italia da nord a sud, passando anche per le isole. Un tour fitto e capillare, che si propone di arrivare davvero in tutto il Paese, per raccogliere più umanità possibile, proprio nello spirito dell’ambizioso progetto di Humanize.
Humanize arriva a otto anni di distanza dall’ultimo disco solista del musicista toscano, Grande raccordo animale (2015), e a dieci da Il Testamento (2013). L’album è disponibile per Woodworm (distr. Universal Music Italia, ediz. Bmg) su tutte le piattaforme digitali, cd, doppio LP nero (tutti gli store), doppio LP nero autografato (escl. Amazon), doppio LP rosso trasparente ed. limitata e numerata (escl. Shop Woodworm).
Il nuovo album rappresenta non solo l’opera più ambiziosa e curata del musicista, ma un progetto artistico a 360 gradi, che si propone di scandagliare il concetto di “essere umani”. Il titolo trae ispirazione da una funzione, presente in diversi software di produzione musicale, che prende impulsi midi quantizzati nel tempo e nella dinamica e li sposta impercettibilmente in modo casuale, simulando un errore costante. Lo scopo è evadere l’esattezza digitale creando imperfezioni prossime a quelle umane.
72 minuti di musica, senza soluzione di continuità, suddivisi in 23 tracce totali, di cui 14 canzoni e 9 skit numerati e denominati #hmnz (humanizer). È in queste ultime che Appino lascia il posto a frammenti di opinioni, sensazioni, emozioni e sentimenti narrati da centinaia di voci differenti.
È così che in questo concept album, l’artista fa spazio agli altri: non solo metaforicamente, nei testi delle canzoni, ma anche concretamente, ospitando voci, pensieri, testimonianze in quelli che potremmo definire “comizi di umanità”. È stata quindi realizzata una serie di interviste che hanno portato negli scorsi mesi Appino in tutta Italia, nei luoghi più svariati (carceri, centri diurni, scuole etc.): l’artista a disposizione dell’umanità che vuole e sente di dover raccontare - nel ruolo di intervistatore - che raccoglie quanta più umanità possibile per un racconto corale profondo, intenso e ricchissimo di sfumature.
Lo scopo è quello di portare avanti una riflessione che ruota intorno ad alcuni quesiti fondamentali, senza pretendere di fornire risposte immediate ma calandosi nel ruolo dell’amplificatore per il segnale audio, dell’obiettivo per la macchina fotografica, dell’antenna per le onde radio: quanta umanità possiamo ancora emettere attraverso le macchine ormai indispensabili al nostro quotidiano? Quale evoluzione ha subito il concetto stesso di umanità da quando siamo diventati nativi digitali?