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Orlando a Conte: "Rischiamo il default con la perdita di migliaia di posti di lavoro"

Una lettera aperta diretta al premier, perché nel dl Rilancio inserisca concreti salvagenti per i centri urbani che hanno sempre vissuto di turismo

Il Governo sta facendo troppo poco e le bozze del decreto Rilancio che stanno circolando in queste ore non soddisfano gli appelli lanciati. Fare qualcosa per il turismo con un occhio di riguardo in particolar modo per le grandi città turistiche del Paese, tra cui Palermo, è la richiesta che arriva dagli enti locali a palazzo Chigi.  I sindaci hanno chiesto al Governo con una lettera al premier Giuseppe Conte e ai ministri Dario Franceschini e Roberto Gualtieri, "di poter rivalutare prima dell'imminente approvazione del decreto, la situazione dei Comuni che rappresentiamo al fine di poter stare vicini alle imprese e ai cittadini dei nostri territori, offrendo loro le agevolazioni e i servizi che i nostri bilanci oggi non sono più in grado di erogare". 

L'appello è firmato da Leoluca Orlando, Virginia Raggi (Roma), Andrea Gnassi, sindaco di Rimini e rappresentante Turismo per l'Anci, Luigi Brugnaro (Venezia), Luigi De Magistris (Napoli), Dario Nardella (Firenze), e Beppe Sala (Milano).

"Se non saranno accolte le nostre richieste ponderate e motivate, le nostre città rischieranno seriamente il default e l'impossibilità oggettiva di spingere il sistema paese nella ripresa economica a turistica. Siamo certi che il Governo non possa rimanere sordo ad un grido di allarme di questa portata", avvisano i primi cittadini. Il problema è presto detto: la bozza del dl Rilancio non contiene le richieste degli assessori al turismo sul sostegno per il settore "e in particolare quelle a favore dei Comuni a più alta vocazione turistica che più degli altri si trovano adesso in uno stato di crisi finanziaria e sociale". 

Il che è un dramma per territori che hanno "fino ad ora basato il proprio tessuto economico e i propri bilanci sulle entrate derivanti dal turismo, con livelli occupazionali legati a questo settore pari anche al 20-25% del totale".

Ebbene, "l'applicazione di questo decreto - laddove approvato nella sua versione attuale - porterà dunque non solo alla perdita di migliaia di imprese e posti di lavoro con una crisi sociale senza precedenti - che noi sindaci ci ritroveremo ad affrontare - ma anche ad una diminuzione dei servizi essenziali che non riusciremo più a garantire a cittadini e ad imprese". 

Nelle bozze che circolano sul dl manca ad esempio il riferimento "contrariamente a quanto richiesto, al ristoro dell'imposta di soggiorno per quei Comuni ad alta vocazione turistica che hanno subito e ancora subiranno un drastico crollo delle entrate (soprattutto da imposta di soggiorno e Tari), in un fondo aggiuntivo rispetto a quello dei tre miliardi concordato con Anci". 

Il mancato incasso di queste imposte avrà come conseguenza "il blocco di molti servizi essenziali, e l'impossibilità di andare incontro alle richieste delle imprese che chiedono una sospensione dei tributi locali quantomeno per il periodo di chiusura delle attività (come, appunto, ad esempio, l'imposta sui rifiuti)". 

Peraltro, viene fatto notare dai sindaci, "sono proprio i Comuni ad altissima vocazione turistica che continueranno a contribuire in maniera più che proporzionale alla finanza dello Stato attraverso il meccanismo del Fondo di solidarietà comunale, e che continueranno a versare allo Stato - attraverso le proprie attività economiche oggi in grande difficoltà - la parte più rilevante del gettito Imu". 

Insomma, 'loro' il paese continueranno a sostenerlo, ma da Roma non ricevono quel che servirebbe. Non soddisfa neanche la distribuzione dei 3,5 miliardi a Comuni, Province e Città metropolitane, perchè manca l'attenzione al "minor gettito di cui soffriranno in particolare modo i Comuni ad alta vocazione turistica". Nè lasciano tranquille le previsioni sui fondi per la gestione dei rifiuti. 
 

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