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Cronaca

Voto di scambio all'Ars, politici fuori per un "errore nella contestazione"

Per il Gip, oltre a essere cessate le esigenze cautelari, ci sarebbe un vizio di forma. Per i legali di Clemente la normativa di riferimento è un decreto del 1970 e non un altro del 1957. La differenza sta nella pena prevista in caso di condanna

Stop agli arresti domiciliari per un vizio di forma. Tornano in libertà i due deputati regionali Nino Dina e Roberto Clemente, e l'ex deputato Franco Mineo, arrestati due giorni fa nell'ambito di un'inchiesta sul voto di scambio alle elezioni regionali del 2012. Nelle indagini sono stati coinvolti anche un candidato alle comunali di Palermo del 2012, Giuseppe Bevilacqua, e un finanziere. Secondo il Gip, oltre a essere cessate le esigenze cautelari, agli indagati è stata fatta una contestazione errata.

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Secondo quanto sostenuto dai legali di Clemente, i fatti contestati al deputato di Pid-Cantiere Popolare non sono quelli riconducibili all'articolo 96 del Decreto del Presidente della Repubblica 361 del 1957, che prevede in caso di condanna una pena sino a 4 anni, ma si riferiscono all'articolo 86 del decreto 570 del 1970, che invece prevede una pena massima di 3 anni e, dunque, non l'esigenza cautelare. Tale criterio, applicato per Clemente, va dunque esteso anche alle posizioni di Franco Mineo e Nino Dina.

Diverso il discorso per l'aspirante consigliere comunale Giuseppe Bevilacqua e il finanziere Leonardo Gambino, anche loro accusati di corruzione. Secondo gli inquirenti il Bevilacqua avrebbe messo a disposizione il suo pacchetto di voti a Dina, Clemente e Mineo in cambio di finanziamenti per le proprie società e incarichi per alcuni familiari (LE INTERCETTAZIONI). Per lui si aggiunge il sospetto che possa aver chiesto voti alla famiglia mafiosa di Tommaso Natale promettendo in cambio posti di lavori.

"Denaro in cambio di voti", ai domiciliari Dina, Clemente e Mineo

Voto di scambio, 5 arresti

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