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Cronaca

"Interventi estetici a carico del sistema sanitario", Tutino rinviato a giudizio

L'ex primario del reparto di Chirurgia plastica di Villa Sofia, Matteo Tutino, deve rispondere di truffa aggravata e abuso d'ufficio in concorso. Avrebbe eseguito interventi "non funzionali" nella struttura pubblica mettendoli a carico dello Stato

Il gup Nicola Aiello ha rinviato a giudizio l'ex primario della chirurgia plastica di Villa Sofia, Matteo Tutino. Deve rispondere di truffa aggravata e abuso d'ufficio in concorso. Il processo comincerà l'11 novembre davanti alla terza sezione del tribunale.

Secondo i carabinieri del Nas e il pm Luca Battinieri, Tutino avrebbe eseguito nella struttura pubblica, spacciandoli per "funzionali" e quindi mettendoli a carico del servizio sanitario nazionale, interventi estetici. Sono finite nel mirino degli investigatori numerose operazioni eseguite dal professionista che avrebbe dissimulato l'attività libero professionale di natura estetica, non consentita nelle strutture ospedaliere pubbliche del Servizio sanitario nazionale poichè del tutto esclusi dai livelli essenziali di assistenza. Oltre ai dati emersi dalle analisi documentali, contro il chirurgo ci sono anche le testimonianze di alcuni colleghi.

Un'altra parte dell'indagine rigurda gli abusi d'ufficio. Tutino avrebbe agito per evitare che si completasse l'iter del procedimento disciplinare aperto a suo carico quando da Palermo si era trasferito a Caltanissetta.

Il gup ha rinviato a giudizio - a vario titolo per truffa, abuso d'ufficio e tentato abuso d'ufficio - anche l'ex manager dell'ospedale palermitano, Giacomo Sampieri; Damiano Mazzarese, dirigente del dipartimento di Anestesia e rianimazione dell'azienda ospedaliera; Giuseppe Scaletta, ispettore della Digos, e la moglie genetista, Mirta Baiamonte. Alessia Di Blasi, paziente di Tutino, accusata di falsa testimonianza, è stata condannata a quattro mesi con il rito abbreviato.

L'unica prosciolta da tutte le accuse è Maria Concetta Martorana, oggi in servizio a Marsala, difesa dall'avvocato Massimo Motisi, che per questa vicenda ha avuto una sospensione disciplinare di sei mesi.

Il chirurgo estetico è al saltato agli onori della cronaca anche per la frase choc che avrebbe pronunciato su l'ex assessore regionale alla Sanità Lucia Borsellino che "avrebbe dovuto fare la fine del padre". Frase che avrebbe detto nel corso di una conversazione telefonica con il governatore Rosario Crocetta (era il suo medico personale ndr.). Parole riportate da "L'Espresso" e sempre negate, per le quali è in corso un procedimento contro i cronisti che hanno firmato l'articolo.

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