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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Malaspina

Accusato di aver "rubato" i pazienti a un collega e di aver truffato l'Asp, medico assolto dopo 8 anni

Per la Procura, nel 2015 il dottore Carmelo Geraci avrebbe sottratto le credenziali informatiche ad un dirigente dell'azienda e avrebbe trasferito quasi 600 persone nel suo studio, incassando indebitamente 28 mila euro. L'inchiesta era nata dalla denuncia dell'ex manager Antonio Candela, condannato poi in primo grado per un giro di tangenti

Da medico di base era accusato di aver "rubato" 547 pazienti a un collega, a cui avrebbe anche sottratto le credenziali informatiche, e di aver truffato l'Asp, intascando indebitamente 28 mila euro. Dopo ben 8 anni di processo l'imputato, Carmelo Geraci, è stato però pienamente assolto dal giudice della terza sezione del tribunale monocratico, Fabrizio Molinari, con la formula "perché il fatto non sussiste".

La Procura aveva chiesto la condanna di Geraci e nel processo si sono costituiti parte civile per ottenere un risarcimento dei danni sia l'azienda sanitaria che il dirigente di cui l'imputato, secondo la Procura, avrebbe usato le password per trasferire i pazienti nel sistema informatico, Giuseppe Termini. Ma il giudice ha invece accolto le tesi degli avvocati Claudio Gallina Montana e Valeria Minà, che assistono Geraci e che ne hanno dimostrato l'innocenza.

La vicenda era nata nel 2015, quando all'Asp due persone avevano segnalato di essersi ritrovate a loro insaputa tra i pazienti di Geraci, il cui studio si trova nel quartiere Malaspina. L'allora manager Antonio Candela (finito poi sotto processo e condannato in primo grado a 6 anni e 8 mesi di reclusione per un presunto giro di tangenti nella sanità) aveva avviato degli accertamenti interni e aveva deciso di denunciare Geraci, al quale erano stati poi trattenuti dallo stipendio i 28 mila euro, ritenuti provento della presunta truffa. 

Il medico di base era quindi finito a processo, ma durante il lunghissimo dibattimento, la storia è stata ricostruita diversamente rispetto all'impostazione della Procura. Intanto, come ha sostenuto la difesa, l'imputato lavorava già da un anno nello studio del dottore al quale avrebbe "rubato" i pazienti e di cui aveva poi preso il posto appena questi era andato in pensione. Le persone che questo medico aveva in cura, già seguite da Geraci, avrebbero quindi dato la delega per il cambio di medico di base proprio all'imputato. Geraci era così andato all'Asp per fare il passaggio e si sarebbe confrontato con il dirigente Termini, che aveva poi raccontato che, mentre i due erano nel suo ufficio, avrebbe ricevuto una telefonata e avrebbe ripetuto ad alta voce la password per accedere al sistema informatico. Che a quel punto Geraci avrebbe memorizzato e rubato per potersi "caricare" quasi 600 pazienti, tra il 21 ed il 30 aprile del 2015.

Una versione che la difesa ha messo in discussione, ritenendola poco credibile, sia per la strana coincidenza riferita dal dirigente dell'Asp, sia perché la password era un codice alfanumerico, che difficilmente l'imputato avrebbe potuto memorizzare. Non solo. Dopo i primi provvedimenti dell'Asp nei confronti di Geraci, seguiti agli accertamenti avviati da Candela, quei pazienti che a dire dell'accusa si sarebbe attribuito da solo e a loro insaputa, lo avevano invece confermato come medico di base.

Dopo 8 anni di processo, alla fine, il giudice ha deciso di scagionare l'imputato, al quale la vicenda ha creato però non pochi danni in questi anni: gli sono stati trattenuti migliaia di euro dallo stipendio per la presunta truffa e con molta fatica è riuscito a riottenere nel tempo quelli che erano i "suoi" pazienti, registrando così anche un mancato guadagno.

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