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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Clochard arso vivo, la difesa di Pecoraro punta sull'infermità mentale

L'uomo, 45 anni, in carcere per l'omicidio di Marcello Cimino in passato avrebbe sofferto di depressione con disturbi del comportamento. I suoi avvocati in questi giorni potrebbero chiedere al gip di permettere a un esperto di visitarlo per valutare il suo stato di salute mentale

E’ accusato di aver bruciato vivo un clochard nella notte tra l’11 ed il 12 marzo e adesso la sua difesa potrebbe puntare sulla sua infermità mentale. Giuseppe Pecoraro, 45 anni, in carcere per l’omicidio di Marcello Cimino, avvenuto davanti alla missione San Francesco dei Cappuccini, in passato avrebbe infatti sofferto di depressione con disturbi del comportamento. Per questo i suoi avvocati in questi giorni potrebbero chiedere al gip di permettere ad un esperto di visitare Pecoraro per valutare il suo stato di salute mentale.

L’uomo, che venne arrestato poche ore dopo il terribile delitto, aveva inizialmente negato l’accusa, ma poi era crollato ed aveva confessato ai poliziotti della squadra mobile di aver ucciso Cimino, che conosceva, per gelosia: la vittima avrebbe infatti insidiato – a suo dire – la sua compagna. Così aveva riempito una tanica di benzina e nella notte, mentre Cimino dormiva sotto i portici della Missione, gli aveva dato fuoco. Incurante delle telecamere di sorveglianza che riprendevano la scena atroce.

Con la confessione e le immagini, non vi sono dubbi sulla responsabilità di Pecoraro, ciò che invece secondo i suoi legali – gli avvocati Carolina Varchi e Brigida Alaimo – andrebbe verificato è la sua effettiva capacità di intendere e di volere al momento del delitto. Soprattutto alla luce dei problemi di salute dei quali Pecoraro avrebbe sofferto in passato.

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