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Mafia, stangata per boss e picciotti delle Madonie: in appello 37 condanne

Si tratta del processo nato dall'operazione dei carabinieri "Black cat" del 2016. Rispetto al primo grado, due imputati hanno trovato la libertà. Per altri due invece, prima assolti, si sono aperte e porte del carcere. Accertate le pressioni sulla politica locale e le richieste di pizzo a commercianti e imprenditori

Nel 2016 gli arresti, nel 2017 le prime pesanti condanne e adesso, in appello, la conferma dell'impianto accusatorio con 39 condanne (oltre 350 anni di carcere complessivi) e due assoluzioni. Alla sbarra ci sono boss ed estorsori dei mandamenti mafiosi di Trabia e San Mauro Castelverde, arrestati nell’ambito dell'operazione dei carabinieri "Black Cat".

La prima sezione penale della Corte di appello ha assolto Saverio Maranto (era stato condannato a 11 anni e sei mesi ed era difeso dall'avvocato Rosanna Vella) e Giuseppe Vitanza (in primo grado aveva avuto la pena di 4 anni e due mesi). Assolti anche per non aver commesso il fatto Salvatore Schittino e Giuseppe Scaduto.

Sorte opposta per Salvatore Abbadessa (adesso condannato a 11 anni, in primo grado era stato assolto), e Michele Serraino (4 anni, anche lui era stato assolto). 

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Queste le altre condanne: Diego Rinella - fratello dello storico capomafia di Trabia - (17 anni e 8 mesi), Michele Modica (13 anni), Giuseppe Ingrao (9 anni), Antonino Vallelunga (10 anni e tre mesi), Giovanni Filippo Colletti (13 anni), Vincenzo Medica (8 anni e 8 mesi), Diego Guzzino (8 anni e 8 mesi), Salvatore Sampognaro (8 anni e 8 mesi), Salvatore Palmisano (11 anni e 4 mesi), Giuseppe Libreri (13 anni e 10 mesi), Mario D'Amico (8 anni e 10 mesi), Antonino Fardella (9 anni e 4 mesi), Raimondo Virone (8 anni e 6 mesi), Massimiliano Restivo (4 anni e 10 mesi), Stefano Contino (12 anni e otto mesi), Gandolfo Maria Interbartolo (14 anni e 4 mesi), Vincenzo Civiletto (9 anni), Giovanni Gaetano Muscarella (9 anni e 1 mese), Giacomo Li Destri (9 anni e 1 mese), Antonino Giuliano (2 anni), Giuseppe Rio (4 anni e 2 mesi). Silvio Napolitano (5 anni e quattro mesi), Vincenzo Calderaro (5 anni e 4 mesi), Ciro Guardino (3 anni), Francesco Bonomo (11 anni e 9 mesi), Giovanni Antonio Maranto (14 anni e 11 mesi), Antonio Scola (11 anni e 9 mesi), Angelo Schittino (8 anni e 2 mesi), Santo Bonomo (8 anni), Pietro Termini (4 anni e 4 mesi),  Antonino Teresi (6 anni), Mariano Parisi (11 anni), Vincenzo Sparacio (10 anni), Vincenzo Vassallo (9 anni), Francesco Cerniglia (6 anni).

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Gli inquirenti hanno fatto luce sugli equilibri delle cosche in provincia: le indagini avevano permesso di accertare che Cosa nostra era ripartita dagli anziani ed esercitava un asfissiante controllo del territorio attraverso l'imposizione sistematica del pizzo e pressioni sulla politica. Un episodio su tutti è l'incendio, il 30 ottobre 2012 a Cerda, delle auto dell'allora sindaco Andrea Mendola "colpevole" di non avere agevolato gli interessi e l'attività dei boss. Poco dopo il primo cittadino si dimise.

E ben 23 Comuni - una volta smantellate le cosche - si erano costituiti parte civile: Alimena, Aliminusa, Caccamo, Casteldaccia, Caltavuturo, Campofelice di Roccella, Castellana Sicula, Cefalù, Cerda, Collesano, Gangi, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello, Lascari, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde, Scillato, Sclafani Bagni, Termini Imerese, Trabia. 

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