rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Mafia

Gli affari con la droga del clan di Pagliarelli: dopo 17 anni ridotte le pene ai boss Rotolo e Nicchi

Il processo è uno stralcio della maxiblitz "Gotha" del 2006. Nel box di lamiere del capomafia furono intercettate conversazioni in cui si parlava di roba "bianca che si sfarina", di "chili di coca per cominciare a lavorare". Per i giudici d'appello sussiste solo il traffico di sostanze e non il reato associativo, da qui gli sconti anche per altri due imputati

Nel lontano 2005, nel box di lamiera allestito in via Ur dal boss di Pagliarelli Nino Rotolo nel tentativo di sfuggire alle intercettazioni, si discuteva - tra gli interlocutori anche con il "delfino" del capomafia, Gianni Nicchi - di roba "bianca, asciutta, che si sfarina" e che "può essere danneggiata dall'umidità". Si parlava anche anche della "possibilità di mandarti 5, 10 chili di cocaina al mese e cominciamo a lavorare". Traffico di droga, ha sempre sostenuto la Procura. E finora i giudici hanno sempre ritenuto provata questa accusa, ma nei mesi scorsi, in appello, è caduta per tutti e quattro gli imputati l'accusa di associazione a delinquere. Così - a ben 17 anni dai fatti - sono state ridotte le condanne. A dicembre il processo sarà discusso in Cassazione.

Oltre a Rotolo e Nicchi, sul banco degli imputati ci sono Carmelo Cancemi e Salavatore Sorrentino. In primo grado, il 27 marzo del 2018, erano stati tutti condannati con il rito abbreviato a 12 anni e 8 mesi di reclusione. Una pena che la prima sezione della Corte d'Appello, presieduta da Maria Elena Gamberini, ha deciso poi di ridurre per tutti a 7 anni e 4 mesi.

Il processo nasce da molto lontano ed è uno stralcio della maxioperazione "Gotha" di giugno del 2006 per il quale la Procura aveva inizialmente chiesto l'archiviazione, che però non fu accolta dal gip. Sono passati anni prima di arrivare al rinvio a giudizio. Il procedimento si basa sulle intercettazioni captate nel box di Rotolo, che tutti gli imputati avrebbero frequentato. Era lo stesso Nicchi a parlare apertamente di droga, dicendo che "c'era la possibilità di mandarti 5, 10 chili e cominciamo a lavroare, ti mandiamo i picciotti, ci sono 36 mila euro". Cancemi, invece, in un'altra circostanza, avrebbe accennato alla scarsa qualità della sostanza: "Minchia è asciutta come un osso... fina, fina, fina... quando la stringo si sfarina". In un altro caso si parlava di qualcosa contenuta in "bidoni" e "bidoncini". 

Anche la Corte d'Appello, come il giudice di primo grado, ha ritenuto che "emerge - come si legge nella sentenza - la circostanza che gli odierni imputati, tutti soggetti appartenenti alla famiglia mafiosa di Pagliarelli, hanno posto in essere, tra le varie attivià criminali realizzate per foraggiare gli affari della consorteria mafiosa, anche un'attività di importazione e commercio di sostanza stupefacente del tipo cocaina. Depongono inequivocabilmente in questo senso i plurimi riferimenti a rilevanti quantitativi di sostanza 'bianca', che doveva essere messa ad asciugare (come normalmente avviene proprio per la cocaina) e poi rivenduta". Inoltre, dicono i ancora i giudici, "la compartecipazione degli imputati nell'attività in questione si ricava proprio dal contenuto delle intercettazioni e dai correlati servizi di osservazione, che hanno consentito di rilevare la compresenza degli stessi all'interno del box in lamiera di Rotolo".

Tuttavia non sussisterebbe il reato associativo perché "non si ravvisa l'esistenza di un'autonoma struttura organizzativa diretta allo smercio di sostanze stupefacenti". Il traffico di droga, per i giudici "rappresenta uno dei settori cui i predetti, sotto la direzione di Rotolo, si sono dedicati nell'interesse e per conto della famiglia mafiosa di Pagliarelli ed attraverso il quale hanno nutrito la cassa comune del sodalizio mafioso, senza che le medesime condotte possano, invece, assumere quella necessaria autonomia, soprattutto a livello organizzativo, per poter ritenere integrata una diversa e parallela fattispecie associativa".

Peraltro - rileva ancora la Corte d'Appello - le conversazioni principali captate sono tutte concentrate tra il 17 luglio e il primo dicembre 2005, un "tempo così breve da non consentire di individuare una gestione dell'organizzazione del traffico di stupefacenti autonoma e distinta da quella dell'associazione di tipo mafioso diretta da Rotolo". Venendo meno l'associazione sono state quindi ridotte le condanne.
 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Gli affari con la droga del clan di Pagliarelli: dopo 17 anni ridotte le pene ai boss Rotolo e Nicchi

PalermoToday è in caricamento