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Cronaca

Quindicenne violentata dal padre perchè lesbica: "Questo devi guardare, non le donne"

Gli abusi e i maltrattamenti sarebbero andati avanti per anni. Complice la madre. Una volta maggiorenne la giovane ha trovato la forza di denunciare. La vittima è stata ammessa parte civile nel processo che vede imputati i genitori. La prossima udienza è fissata il 9 maggio

"Meglio morta che lesbica". Così avrebbe urlato la madre dopo averla rinchiusa nella camera da letto dove il padre avrebbe poi abusato di lei. Una punizione esemplare scattata tra le mura domestiche. La colpa della ragazza, all'epoca dei fatti solo quindicenne, sarebbe stata quella di essere lesbica. Oggi la vittima delle violenze ha 23 anni ed è stata ammessa come parte civile dal gup di Termini Imerese Michele Guarnotta nel processo contro i genitori accusati di maltrattamenti e atti persecutori. Il padre dovrà rispondere anche di violenza sessuale aggravata. 

Una volta diventata maggiorenne - come racconta La Repubblica - la ragazza ha trovato la forza di denunciare quanto accaduto. A scatenare l'ira dei suoi familiari alcuni messaggi sul cellulare dai quali sarebbe emerso il suo orientamento sessuale. A leggerli per prima sarebbe stata la sorella che poi avrebbe messo al corrente i genitori dando vita a una storia dell'orrore. "Vennero a prendermi a scuola - ricorda la vittima - e mentre eravamo in macchina mi davano botte dappertutto". Una volta arrivati a casa il padre si sarebbe spogliato e le avrebbe detto: "Queste cose devi guardare, non le donne". Dopo la denuncia presentata nel 2016 la giovane è stata subito trasferita in una comunità protetta. 

"La vicenda - dice l’avvocato Giuseppe Mancuso Marcello che assiste i genitori della ragazza - è tutt’altro che definita. Abbiamo avuto una richiesta di rinvio a giudizio del pm del Tribunale di Termini Imerese lo scorso 2 gennaio nei confronti dei genitori della ragazza da me assistiti. In questa fase siamo ancora nel corso dell’udienza preliminare. Ad oggi disponiamo della stessa documentazione con quale ben due giudici hanno deciso di rimettere e mantenere in libertà i miei assistiti. Il gip che aveva disposto la custodia in carcere che li ha immediatamente rimesso in libertà dopo l’interrogatorio di garanzia. La decisione è stata confermata dal tribunale della libertà di Palermo che ha rigettato l’appello della procura contro l’ordinanza di scarcerazione". "Più volte e davanti a diversi giudici è stata confermata la tesi difensiva – aggiunge l’avvocato Mancuso - relativa dell’inattendibilità della persona offesa e l’assenza di elementi certi in relazione alla responsabilità penale per gli imputati per i gravissimi fatti di cui sono accusati”. Sulla richiesta di rinvio a giudizio la prossima udienza è fissata a maggio davanti al gup. 

"Apprendere dell'abominevole vicenda della giovane palermitana - afferma il direttivo di coordinamento del Palermo Pride - è stato un brusco risveglio. Riteniamo questa storia, che pare un terribile rigurgito del passato ma che invece accade oggi, un chiaro sintomo del polso del Paese, un Paese che persevera nel negare diritti e accoglienza e che permette abusi, violenze e discriminazioni, perfino tra le mura domestiche, nella totale assenza di politiche di tutela. La storia deve imporre una riflessione ai vertici del Governo e ai cittadini di tutta Italia: la strada per il riconoscimento della felicità di ognuno è ancora lunga ed è necessario schierarsi. Chi ascolta, vede o percepisce comportamenti discriminatori denunci e chi assiste a casi di violenza si ribelli e tenda la mano a difesa di chi è in difficoltà e in pericolo. Le porte del Palermo Pride sono e restano aperte, oggi più che mai".

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