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Cronaca

Firme false M5S, processo aperto e subito rinviato per vizio di notifica

Gli imputati sono 14: tre deputati nazionali, due regionali, otto attivisti Cinque Stelle e un cancelliere del tribunale. Devono rispondere, a vario titolo, di falso e violazione di una legge regionale che recepisce il Testo unico nazionale in materia elettorale

Si è aperto stamani, ma è stato subito rinviato per un vizio di notifica, il processo sulle cosiddette "firme false" a sostegno della lista del Movimento Cinque Stelle alle elezoni comunali di Palermo del 2012. Il dibattimento, che era alla prima udienza davanti al giudice monocratico, è stato rinviato al 21 novembre. Il giudice ha rilevato la nullità della notifica nei confronti di Stefano Paradiso, uno di coloro che hanno ammesso i fatti, e ha disposto una nuova citazione dell'imputato, assegnando un termine lungo.

Gli imputati sono 14: tre deputati nazionali, due regionali, otto attivisti Cinque Stelle e un cancelliere del tribunale. Tra gli accusati anche l'ex capogruppo grillino alla Camera Riccardo Nuti che ha lasciato il movimento, che nel 2012 era candidato sindaco di Palermo, le parlamentari Giulia Di Vita e Claudia Mannino e i parlamentari regionali Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca. Devono rispondere, a vario titolo, di falso e violazione di una legge regionale del 1960 che recepisce il Testo unico nazionale in materia elettorale. L'articolo 90 del Testo unico punisce con la reclusione da due a cinque anni, "chiunque forma falsamente, in tutto o in parte, liste di elettori o di candidati o altri atti dal Testo Unico destinati alle operazioni elettorali, o altera uno di tali atti veri oppure sostituisce, sopprime o distrugge in tutto o in parte uno degli atti medesimi".  Per il cancelliere l'accusa è di avere dichiarato il falso affermando che erano state apposte in sua presenza firme che invece gli sarebbero state consegnate dai 5 Stelle. Sulle accuse incombe la prescrizione che maturerà nel 2018.

L'inchiesta è stata riaperta dopo un servizio della trasmissione televisiva Le Iene. Secondo la procura, Nuti e un gruppo ristretto di attivisti si sarebbero accorti che per un errore di compilazione le firme raccolte erano inutilizzabili ed era quindi a rischio la presentazione delle candidature. Avrebbero deciso di ricopiare dalle originali le sottoscrizioni ricevute e corretto il vizio di forma. Dall'indagine è emerso che in molti nel movimento sapevano. E' stata la parlamentare regionale Claudia La Rocca a presentarsi spontaneamente davanti ai magistrati per raccontare la propria versione dei fatti. Una "mossa" che ha scatenato le ire dei colleghi portando a una "faida" senza esclusione di colpi.

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