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Cronaca

Bancarotta del Palermo, finiscono a processo i fratelli Tuttolomondo con altri 4 imputati

Gli ex patron della società calcistica l'avevano rilevata da Maurizio Zamparini ed erano stati arrestati a novembre del 2020. Per la Procura avrebbero svuotato le casse del club e, al posto di salvarlo, l'avevano portato al fallimento

Avrebbero dovuto salvare il Palermo Calcio dopo averlo rilevato da Maurizio Zamparini, ma - con una serie di manovre illecite - lo avrebbero invece portato dritto verso il fallimento a ottobre del 2019. Il gup Angela Lo Piparo ha ritenuto che gli ex patron della squadra, i fratelli Salvatore e Walter Tuttolomondo, assieme ad altri 4 imputati, debbano essere processati. I sei sono stati infatti rinviati a giudizio per bancarotta fraudolenta, indebita compensazione di imposte con crediti inesistenti, autoriciclaggio e reimpiego di denaro, falso e ostacolo alle funzioni della Covisoc (la Commissione di vigilanza sulle società di calcio della Figc). Il processo inizierà a gennaio.

Le intercettazioni: "Fai spostare i soldi su un altro conto"

L'inchiesta era stata coordinata dall'allora aggiunto Salvatore De Luca (oggi capo della Procura di Caltanissetta) e dai sostituti Andrea Fusco e Dario Scaletta (ora al Csm) e avevano portato in carcere il 4 novembre del 2020 i Tuttolomondo, con il blitz "Tempi supplementari" della guardia di finanza. A processo finiscono anche l'ex amministratore delegato Roberto Bergamo, il consulente fiscale Fabio Anzellotti, l'ex amministratore unico Flavio Persichini, e l'ex presidente del collegio sindacale, Tiziano Gabriele.

Con gli arresti furono anche sequestrati quasi un milione e 400 mila euro. L'inchiesta era partita dalla cessione delle quote della Us Città di Palermo, avvenuta nel 2019, per appena 10 euro, alla Sporting Network srl, società controllata dalla Arkus Network srl, riconducibile ai Tuttolomondo. Per i pm, i fratelli - con la complicità di collaboratori e professionisti - avrebbero in realtà svuotato le casse del Palermo. 

Come aveva spiegato la guardia di finanza allora, gli indagati avrebbero "saldato debiti fiscali con la compensazione di crediti inesistenti per un milione e 400 mila euro, fatto false comunicazioni alla Covisoc sull'assolvimento degli adempimenti legati al pagamento degli stipendi ai dipendenti e al versamento delle tasse". Inoltre, mentre pendeva la richiesta di concordato preventivo, avrebbero "effettuato pagamenti non autorizzati dal tribunale per oltre 200 mila euro ai professionisti di riferimento e in danno degli altri creditori, ma anche distratto 341.600 euro dal conto corrente della società calcistica a favore di una società a loro riconducibile priva di reale operatività, giustificando l'operazione come anticipo del compendo per una consulenza, incarico in realtà simulato".

Una vicenda che, a giugno sempre del 2019, impedì al Palermo di iscriversi al campionato di Serie B, in quanto la Lega e la Covisoc "non ritenevano sussistenti i requisiti minimi previsti dalla normativa".

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