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Sabato, 27 Aprile 2024
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Gioco essenziale e tanta psicologia Così il mister ha rivitalizzato i suoi

Mangia ha conquistato i giocatori chiedendo un calcio semplice ma intenso e con alcune mosse che hanno migliorato l'umore di elementi fondamentali come Miccoli e Migliaccio. Resta però il nodo difesa

 

"Miccoli è il mio capitano". Una frase, una svolta. Una delle tante di Devis Mangia. Il tecnico che a 37 anni, alla prima panchina in serie A, ha scacciato dalla testa dei tifosi del Palermo l'incubo Inter. Una vittoria memorabile arrivata non a caso. Perché chi ha visto gli allenamenti dei rosanero a Boccadifalco durante la settimana aveva intuito che lo sbarbato allenatore di Cernusco sul Naviglio (stessi natali di Gaetano Scirea) non è uno sprovveduto. E che soprattutto è uno che gioca molto sulla psicologia dei suoi uomini. Tre esempi.
MICCOLI AL CENTRO DELL'ATTENZIONE. "Miccoli è il mio capitano", è la frase con la quale Mangia ha risposto ai giornalisti alla conferenza di presentazione. Il tecnico ha capito che il  salentino per esprimersi al meglio ha bisogno di sentirsi il re. Pioli aveva messo Miccoli sullo stesso piano degli altri attaccanti, Mangia un gradino sopra. E il numero 10 ha risposto subito: doppietta, assist e prestazione maiuscola contro l'Inter. Ora bisogna infrangere un altro tabù, quello delle gare alle 12.30. Domenica a pranzo c'è l'Atalanta, che ieri è sembrata molto più pimpante e pronta della sfilacciata e molle Inter.
MIGLIACCIO IN DIFESA. Le due partite contro il Thun con un solo mediano accanto (Nocerino all'andata, Acquah al ritorno), Migliaccio non aveva convinto. Ma Mangia sa che escludere dagli undici anti-Inter il "Vin Diesel" rosanero sarebbe stato deleterio. Venerdì il campano è tornato ad allenarsi con i compagni dopo l'infortunio. Il tecnico lo ha provato centrale di difesa accanto a Silveste. Sembrava un modo per mischiare le carte. Ieri Migliaccio ha giocato novanta minuti sulla linea arretrata. Non è sembrato insuperabile, come tutta la retroguardia alle prese con le solite amnesie, ma intanto il leader pelato invece di intristirsi in panchina sa che può lottare per un posto in difesa. Certo ora bisognerà tenere alte le motivazioni di Cetto e Munoz.
"SONO GIOVANE, MA NON FESSO". Zamparini ha accostato Mangia a Wenger, l'allenatore dell'Arsenal, capace di far giocare sempre bene i Gunners e di lanciare talenti. Il mister lombardo, però, più che il francese sembra una specie di Mourinho. Con le dovute proporzioni, ovviamente. Durante la settimana di allenamenti al Tenente Onorato di Boccadifalco, in vista dell'Inter Mangia ha urlato tanto. Ha anche interrotto spesso le sedute chiedendo ai suoi ragazzi sempre intensità, oltre all'ormai celebre "gioco dove vedo", slogan di un calcio veloce ed essenziale. Si sussurra che ai suoi abbia detto "sono giovane, ma non fesso". Eco di quell'indimenticato "io non sono pirla".
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