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Pascucci, un toscano a Corleone: "Metà paese è imparentato con un mafioso, rifarei la foto con Provenzano"

Parla il candidato sindaco (poi sconfitto) "ripudiato" dai 5 Stelle: "Qui ci sono decine di legami con le famiglie Riina e Provenzano, ma dentro a queste famiglie ci sono persone che non hanno niente a che fare con la cultura mafiosa"

Quella foto, postata forse incautamente, ha scatenato polemiche a non finire e ha "costretto" perfino il ministro Di Maio a un dietrofront dell'ultim'ora. Adesso Maurizio Pascucci, toscano di 54 anni, candidato a sindaco pentastellato nella città dei Riina e dei Provenzano, dopo essere stato battuto nella corsa per la poltrona di primo cittadino, si difende. E' finito nella bufera quella foto postata su Facebook in cui prende il caffè con Salvatore Provenzano, nipote di Binnu U’ Tratturi. Un colpo allo stomaco per tutti. "Se rifarei quella foto oggi? Certo. Perché non ho niente da nascondere", dice nel corso di una bella intervista al Tirreno.

Proprio lui, che a Corleone era arrivato per fondare una cooperativa con le terre confiscate ai boss, ricevendo la cittadinanza onoraria per il suo impegno, ora è stato "ripudiato" dal Movimento 5 Stelle. "Qui a Corleone - dice Pascucci al Tirreno - metà paese è imparentato con un mafioso, ci sono decine di legami con le famiglie Riina e Provenzano. Dentro a queste famiglie ci sono persone che non hanno niente a che fare con la cultura mafiosa, hanno preso le distanze, non riconoscono i padrini. Hanno solo la colpa che, indipendentemente da chi sei, un parente ti rimane addosso".

Una vita spesa a battersi nelle sedi delle Arci toscane per i diritti degli immigrati, con i suoi "compagni" che l’hanno visto crescere a pane e politica, partecipare negli anni ’90 alle marce della Pace, occuparsi di disperati e case popolari da assessore del neonato Pds a Cecina, e che in questi giorni sono rimasti basiti. "Salvatore Provenzano e sua moglie sono tutti e due imparentati con Bernardo Provenzano. Ma hanno preso le distanze dalla mafia. E poi, prima di muovermi, ho fatto le mie verifiche. Salvatore è incensurato, ha la fedina penale pulita. Altrimenti non avrebbe potuto avere la licenza del bar".

Maurizio Pascucci, 54 anni di Poggibonsi, venerdì è stato silurato "in diretta" da Di Maio alla vigilia del voto. E adesso tira fuori l'esempio con Peppino Impastato. "Suo padre era un mafioso. Eppure lui ha fatto politica, ha contestato e combattuto il sistema mafioso che gli si muoveva intorno. E’ diventato un simbolo. Mi piacerebbe che anche qui a Corleone, parenti dei boss, possano diventare simboli dell’antimafia. E' dura, lo so. Ma intanto è importante che rompano il silenzio. Che anche per loro si apra un percorso nuovo. Comunque adesso vado avanti, non mi pento di nulla. Non chiedo il voto dei mafiosi, voglio solo aprire un dialogo con chi manifesta discontinuità con questa cultura criminale. C’è la mia lista, ci sono le elezioni e chi condivide il mio programma, sono certo, mi voterà".

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