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Cronaca Villabate

Minorenne morto suicida a Vittoria, arrestato pusher di Villabate

Il giovane Marco Di Martino, 17 anni, si sparò un colpo alla testa la scorsa estate. Alla base dell'insano gesto ci sarebbero state le pressioni di Umberto Favuzza, con il quale aveva contratto un debito di 900 euro

E' di Villabate il presunto pusher che avrebbe fornito la cocaina ad diciassettenne di Vittoria, morto suicida ai primi di settembre. Questa mattina la polizia ha eseguito ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per Umberto Favuzza, 35 anni, originario della provincia palermitana, accusato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, con l'aggravante di averle cedute ad un minorenne. E' stato lui l'ultimo interlocutore di Marco Di Martino, che si è sparato alla testa lo scorso 22 agosto, di fronte alla chiesa di San Domenico Savio di Vittoria. Dopo 12 giorni di agonia il giovane si è spento all'ospedale Cannizzaro di Catania.

Nel provvedimento restrittivo, firmato dal gip Andrea Reale su richiesta del pm della Procura di Ragusa Monica Monego, vengono citati gli articoli 73 e 80 del Testo unico sulle droghe. Ma la ricostruzione degli inquirenti lascerebbe pochi dubbi sulle responsabilità del villabatese su quella morte. Di Martino avrebbe acquistato circa 10 grammi di cocaina da Favuzza, ex gestore di un bar del luogo e già condannato in passato per spaccio di droga, contraendo un debito di circa 900 euro. "Da allora - spiega il pubblico ministero - il creditore non ha mai chiesto esplicitamente il denaro, ma gli ha fatto pressione in più occasioni tramite telefono o con sms del tipo: 'Ti sei dimenticato di me?'. O ancora: 'Quando passi a trovarmi al bar?'".

Quel 22 agosto Di Martino andò nella piazza dove campeggia la chiesa di San Domenico Savio. In tasca aveva una pistola, detenuta legittimamente dal padre. Poi entrò nell'auto di Favuzza dove è nata un'accesa discussione proprio a causa di quell'arma. "Un colpo è stato esploso in auto - spiega il pm Monego -, poi il giovane è sceso dall'abitacolo, ha fatto qualche metro e si è sparato alla testa". Quel suicidio, dunque, sarebbe maturato dopo il grande senso di angoscia vissuto dal ragazzo, tormentato e disperato per quel debito. Stando al racconto di Favuzza, spiegano ancora dalla Procura, quella somma riguardava il bar gestito da Favuzza, ma è stata proprio questa circostanza ad insospettire gli investigatori.

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