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Cronaca

Gli tolgono il tumore dal cervello mentre è sveglio e chiacchiera: non era mai successo a Palermo

Protagonista della vicenda un 64enne: mentre il medico gli asportava il cancro, lui parlava della sua famiglia. Sembra fantascienza, invece è progresso. Si chiama "awake surgery". Merito del team guidato dal prof Giovanni Grasso che a PalermoToday dice: "Il paziente era tranquillo e rilassato"

Mentre il medico gli asportava un cancro dal cervello, lui era sveglio e moltiplicava due per tre che fa sempre sei, raccontava della sua bella famiglia chiamando per nome i suoi figli e diceva senza ombra di dubbio che una caffettiera serve per fare il caffè. Nel silenzio religioso della sala operatoria del reparto di Neurochirurgia del Policlinico, mentre un’equipe di medici asportava dalla sua testa un “tumore primitivo cerebrale”, così come recita la sua cartella clinica, lui era vigile, cosciente e persino collaborativo.

Sembrerebbe fantascienza, invece è avanguardia e progresso: per la prima volta a Palermo è stato infatti eseguito un intervento di neurochirurgia da svegli, la “awake surgery”, così come la chiamano nel mondo, una tecnica che permette di preservare alcune funzioni cerebrali che, in anestesia totale, potrebbero venire compromesse.

Una tecnica all'avanguardia, che certo fa impressione, ma che in certi casi può risultare vitale. Il tumore al cervello, infatti, viene rimosso su di un paziente non solo sveglio ma cosciente. Ed è proprio questo che il team guidato dal professore Giovanni Grasso, docente universitario di Neurochirurgia, messo a punto nella struttura diretta dal dottor Domenico Iacopino, cercava. “La collaborazione del paziente è fondamentale in interventi come questo - spiega a PalermoToday -. Non ha perso alcuna funzione, era tranquillo e rilassato, certo sedato, ma sveglio. Non tutti i pazienti possono fare questo tipo di intervento. In corso d'opera può trasformarsi e può essere necessario procedere ad anestesia totale. La loro paura è quella di percepire dolore. Ma il cervello in questi casi non è innervato e l’unica impressione che possono subire è quella di sapere che sono sotto ai ferri”.

Durante l’intervento, concluso con successo in tre ore, i medici hanno chiesto al paziente, un uomo di 64 anni, di eseguire semplici movimenti e di pronunciare qualche parola. “Grazie alla collaborazione di questo paziente abbiamo preservato alcune funzioni - prosegue il dottor Grasso che ha lavorato in team insieme a neurochirurghi, anestesisti e neuroradiologi -. Si fanno dei task, dei questionari. Gli si chiede di contare, di pronunciare uno ad uno i nomi dei familiari, di parlare di sé e della propria vita. Si chiede anche di associare funzioni ad immagini. Una caffettiera fa il caffè, non mette i vestiti”.

Grazie a questo intervento all’avanguardia già realizzato in Italia ma mai prima d’ora a Palermo, così, il paziente aiuta il medico a rimuovere un tumore senza intaccare un’area dell’emisfero così importante. L’area della parola, del linguaggio, quella che consente di muovere la parte destra del corpo e quella che consente di fare associazioni, dunque, viene garantita. “Merito di un lavoro di squadra, merito di un paziente consapevole del tipo di intervento cui andava incontro”, chiosa il professore che entra di diritto nel Gotha della neurochirurgia italiana e delle notizie di buona sanità che meritano di essere raccontate.

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