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Lunedì, 29 Aprile 2024
Guardia di finanza / Termini Imerese

Termini Imerese, truffa sugli incassi dei parcheggi a pagamento: indagate sei persone

Il gip ha disposto il divieto di contrattare con la pubblicazione amministrazione per 6 mesi nei confronti degli ex presidenti della cooperativa sociale Arl Itaca, che ha gestito dal 2018 al 2021 parcometri, strisce blu e abbonamenti, di un ex comandante e di un funzionario comunale

Per alcuni anni avrebbero versato al Comune di Termini Imerese meno di quanto dovuto per i parcheggi a pagamento e si sarebbero intascati l'eccedenza. La guardia di finanza ha eseguito un'ordinanza con cui il gip Gregorio Balsamo ha disposto il divieto di contrattare con la Pubblica amministrazione nei confronti dei presidenti che si sono succeduti negli anni alla guida della cooperativa sociale Arl Itaca, di un ex comandante della polizia municipale e di un funzionario comunale entrambi in servizio a Termini. Si tratta della coop che si è aggiudicata la concessione delle aree di sosta a pagamento. Secondo l’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Lorenza Turnaturi, avrebbero corrisposto cifre inferiori all'Amministrazione appropriandosi della differenza per un totale di circa 95 mila euro.

Tra gli indagati in concorso per truffa ci sono Antonino Gaeta, presidente della coop dal 2016 al 2019 (di Termini Imerese, 43 anni), Filippo Dioguardi, presidente della cooperativa dal 2019 al 2021 ma anche agente contabile esterno (di Caccamo, 64 anni), Giovanni Marfisi (rappresentante legale di Termini Imerese, 53 anni), Vito Inchiappa, contabile esterno della cooperativa (di Termini Imerese, 55 anni), Salvatore Comparetto (funzionario comunale ed ex Rup del procedimento per l’affidamento triennale del servizio di gestione delle aree di sosta a pagamento a Termini (45 anni, di Caccamo) e Maurizio Scimeca (ex comandante dei vigili ora in pensione, di Palermo, 64 anni). Per tutti, tranne che per Comparetto, il gip ha disposto la misura interdittiva del divieto di contrattare con la pubblicazione amministrazione per sei mesi.

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La misura è stata però revocata a Scimeca che, difeso dall’avvocato Gioacchino Genchi, avrebbe dimostrato in questa fase cautelare la sua buonafede rispetto agli atti "incriminati" che aveva firmato. "Si è limitato - ha scritto il suo difensore nell'atto d'appello condiviso dallo stesso gip - a protrarre la direzione del servizio secondo modalità e criteri già introdotti e collaudati dal precedente dirigente". Una tesi condivisa dal giudice che ha ritenuto non fosse più necessaria la misura disposta nei suoi confronti. Allo stesso modo è stato annullato dal Riesame il sequestro con cui era stato colpito Giovanni Marfisi. Il suo avvocato, Claudia Di Gati, ha depositato una consulenza tecnica di un tributarista, Angelo Infantino, che dimostrerebbe la regolarità dei conti per il periodo compreso tra il 2019 e il 2021.

L'attività investigativa è stata avviata dopo un esposto presentato a dicembre 2022 dal nuovo responsabile unico del procedimento relativo ai parcheggi, subentrato a uno degli indagati, dal comandante ad interim della polizia municipale e dal sindaco Maria Terranova su alcune "presunte incongruenze nella contabilizzazione degli incassi relativi al servizio di sosta a pagamento gestito dalla cooperativa sociale Itaca". Secondo l'accusa gli indagati, in concorso, avrebbero truffato l'Amministrazione locale in relazione al versamento delle somme dovute dalla coop per gestire i servizi di parcheggio a pagamento. "Dalle indagini - si legge nel provvedimento del gip - è emersa una mala gestio da parte della cooperativa e del Comune che ha comportato un grave danno economico alle casse pubbliche".

Gli introiti di questo servizio appaltato dall’Amministrazione locale derivano dagli incassi dei parcometri - rivenduti da un’azienda che ha dotato le macchine di un sistema per registrare i dati - e degli abbonamenti, per i quali sarebbe obbligatoria la tenuta di un registro che invece non sarebbe stato trovato. Dopo l'analisi dei dati rilevati in una trentina macchinette, di numerose determinazioni dirigenziali e l’ascolto di alcune persone informate sui fatti, i militari della guardia di finanza, coordinati dalla Procura, hanno ipotizzato che alcuni degli indagati avrebbero comunicato importi inferiori a quelli risultanti nel corso degli accertamenti mentre altri, deputati al controllo, avrebbero omesso di verificare i numeri o avrebbero avallato la regolarità della contabilizzazione.

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