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Cronaca

Via D’Amelio, processo da rivedere Borsellino: “Temo per i magistrati”

La Procura di Caltanissetta ha presentato un dossier lungo oltre mille pagine dove chiede la revisione degli atti di quello che venne definito il "colossale depistaggio". Il figlio del giudice: "Stesso clima del '92"

Si apre un nuovo capitolo di storia legato alla strage Borsellino ed in particolare sul "colossale depistaggio" realizzato manipolando le dichiarazioni del falso pentito Vincenzo Scarantino. Dopo le ultime dichiarazioni dei pentiti Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina, un documento lungo oltre mille pagine è finito ieri su una scrivania dell'ufficio della Procura generale dove la Procura di Caltanissetta chiede la revisione del processo per sette dei condannati all'ergastolo con sentenza definitiva (Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Giuseppe Urso, Gaetano Murana, Natale Gambino e Gaetano Scotto).

E' stato chiesto, inoltre, lo stralcio del filone d'indagine sul depistaggio dove restano iscritti tre funzionari di polizia per calunnia aggravata. Nel nuovo processo dovrebbe ritrovarsi imputato anche Gaspare Spatuzza che si è autoaccusato del furto della 126 imbottita di tritolo poi posteggiata in via D'Amelio in attesa del giudice Borsellino. Seocndo queste nuove indagini le dichiarazioni di Scarantino sarebbero state veicolate dagli investigatori che si occupavano del caso, guidati da Arnaldo La Barbera, morto nel 2002 e padre di quello che Lari ha chiamato “colossale depistaggio”.

"Il clima è quello del 1992 - ha commentato Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso dalla mafia - e si respira la stessa aria con la politica in cerca di nuovi equilibri. E come allora e temo anche per la vita dei magistrati".

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