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Cronaca

La provocazione dello storico: "Ergastolo non è soluzione migliore, tutti devono avere speranza"

Così Salvatore Lupo, docente di Storia contemporanea dell'Università, intervenuto alla prima videoconferenza del progetto educativo antimafia e antiviolenza promosso dal Centro studi Pio La Torre: "Il 41 bis è una tortura"

"Le pene devono essere rieducative, l'ergastolo non è la soluzione migliore per punire i criminali. Chiunque dovrebbe avere almeno la speranza che con un buon comportamento e una giusta pena possa uscire prima o poi dal carcere". E' la provocazione di Salvatore Lupo, storico dell'Università di  Palermo, intervenuto alla prima videoconferenza del Progetto educativo antimafia e antiviolenza promosso dal Centro studi Pio La Torre, giunto al tredicesimo anno e rivolto agli studenti delle  ultime tre classi delle scuole secondarie italiane di secondo grado. "L'ergastolo non è la pena migliore - ha continuato Lupo -. Il 41 bis è stato d'altronde equiparato a una tortura. E una tale pena non indica lo stato di buona salute di una società e di un sistema  penale".      

"Se in un passato recente la nostra Repubblica, minacciata, ha avuto  bisogno di usare una risposta molto dura - ha sottolineato - non è  detto che la situazione attuale sia la stessa di allora e forse per il futuro la risposta deve essere proporzionale. Serve una atmosfera di  ragionevolezza anche nella lotta al crimine. La mafia è un reticolo di cui fanno parte i criminali, chi li favorisce direttamente e anche chi lo fa inconsciamente o involontariamente sfruttandone i servizi come  droga o contraffazione. A questo va contrapposto un altro reticolo  quello dell'antimafia, un insieme di forze, idee che intendono  contrapporsi alle mafie".      

La prima videoconferenza si è tenuta al Teatro Don  Bosco-Ranchibile sul tema 'La storia della mafia e  dell'antimafia: evoluzione dal dopoguerra ad oggi'. Presenti in sala  anche ventisette ragazzi di una scuola parigina, il Liceo Bouset, a  Palermo per un gemellaggio con l'Itet 'Marco Polo'. "La mafia - ha  sottolineato Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre - è  sempre stata uno strumento di difesa a servizio della classe  dirigente. I mafiosi negli anni '50 e '60 controllavano a Palermo i  lavori di ricostruzione della città con il consenso di una parte della politica cittadina. Oggi si dedicano ad altri affari, si è assistito  ad una trasformazione da braccio servente a struttura di potere  utilizzata per ottenere consenso politico e per alterare il mercato  economico. Un'azione giudiziaria repressiva è stata fatta - ha  concluso Lo Monaco -, ma il fenomeno continua a riproporsi e a  diventare sempre più silenzioso infiltrandosi nella politica".        

Per la prima volta da quest'anno il progetto sarà proposto anche alle  case circondariali italiane che offrono ai propri detenuti corsi di  studi medi-superiori. Già nove gli istituti penitenziari che hanno  aderito, tra questi le due carceri di Palermo (Pagliarelli e Calogero  Di Bona - Ucciardone), e quelli di Augusta, Caltanissetta, Noto, Enna. Adesioni anche dagli istituti penitenziari di Milano (San Vittore),  Alessandria e Pesaro. La prossima conferenza si terrà mercoledì 7  novembre, al cinema Rouge et Noir di piazza Verdi, sul tema 'Ruolo  delle mafie: tra restringimento dei diritti, corruzione, violenza, e  penetrazione mafiosa'.

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