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Cronaca Partinico

Maniaci al telefono con l'amante: "Ti faccio assumere al Comune, qua comando io..."

Le intercettazioni svelano che dietro le intimidazioni contro il direttore di TeleJato non ci sarebbe la mafia, ma "solo" il marito della sua amante: "Mi ha chiamato pure quello stronzo di Renzi..."

Quell'immagine fece il giro d'Italia. Due cani appesi brutalmente alla recinzione dopo essere stati malmenati e avvelenati. Ma il vile e barbaro atto intimidatorio contro Pino Maniaci in realtà non sarebbe stato altro che la vendetta di un marito tradito. E' un retroscena che emerge dalle intercettazioni dei carabinieri della compagnia di Partinico. Sullo sfondo c'è l'operazione che all'alba di oggi ha portato a dieci arresti. Sì, perché mentre indagavano sui boss della cosca di Borgetto, i carabinieri si sono "imbattuti" nel direttore dell'emittente televisiva. 

VIDEO - LE INTERCETTAZIONI

E Pino Maniaci è finito ancora nella bufera: non potrà risiedere nelle province di Palermo e Trapani (per lui è scattato il divieto di dimora). Le intercettazioni disposte dalla procura di Palermo svelano il movente delle ripetute intimidazioni subite dal direttore di Telejato. Ma lui, al telefono, dà un'altra versione. "E’ stata la mafia a minacciarmi per le inchieste del mio tg", dice il giornalista mentre chiacchiera con un'amica. Maniaci travolto da un'ondata di solidarietà. Lo cercano tutti, perfino il Premier. "Ora tutti, tutti in fibrillazione sono - dice lui - pensa che mi ha telefonato quello stronzo di Renzi...".

Il direttore della storica emittente di Partinico, simbolo dell'antimafia per le sue lunghe battaglie in difesa della legalità, avrebbe ricevuto somme di denaro e agevolazioni dai sindaci di Partinico e Borgetto, al fine di evitare commenti critici sull'operato delle amministrazioni. Poche centinaia di euro - 100, 150 - che sarebbero stati ottenuti con la minaccia. Ma Maniaci è accusato di aver estorto a Salvatore Lo Biundo, primo cittadino di Partinico, anche un’assunzione per la sua amante. Un contratto di solidarietà al Comune per tre mesi: "Stai tranquilla - dice Maniaci alla sua amante - si fa come dico io e basta. Qua si fa come dico io se ancora tu non l’avevi capito… decido io, non loro… loro devono fare quello che dico io, se no se ne vanno a casa".
 
Intercettato nel novembre 2014, Pino Maniaci gonfiava il petto: "Ormai tutti e dico tutti si cacano se li sputtano in televisione". E ancora: "C’è il sindaco che mi vuole parlare, per ora lo attacco perché gli ho detto che se non si mette le corna a posto lo mando a casa, hai capito? A Natale non ti ci faccio arrivare, che te ne vai a casa e non ci scassi più la minchia”. "Mi hanno invitato dall’altra parte del mondo per andare a prendere il premio internazionale del cazzo di eroe dei nostri tempi, appena intitolato l’oscar di eroe dei nostri tempi...”.

Maniaci, quando nei gironi scorsi venne fuori la notizia che era finito sotto inchiesta, replicò a muso duro: "La vendetta della Procura è arrivata - disse -. Non mi è giunto alcun avviso di garanzia e sono certo che tutto ciò non porterà ad alcun rinvio a giudizio. Ma intanto mi hanno infangato". Secondo gli investigatori avrebbe ottenuto dei finanziamenti sotto forma di pubblicità dai due primi cittadini. Manici, a Partinico e nei comuni limitrofi. Maniaci è ritenuto un giornalista scomodo, sempre pronto a mettere i bastoni fra le ruote. E lo sanno anche l’ex presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto, l’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara e altri tre magistrati, indagati a Palermo per vari reati legati alla gestione dei beni confiscati e costretti alle dimissioni. Ma adesso emerge un'anomalia: l'indagine principale è iniziata nel 2012 e Maniaci c'è finito dentro nel 2014.

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