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Cronaca

Fu rapito dai corleonesi: muore ex deputato durante battuta di caccia

Addio al conte Luigi Rossi di Montelera. Una vicenda di cronaca l'aveva fatto finire suo malgrado a lungo sulle prime pagine dei giornali nell'autunno e inverno del 1973 quando fu sequestrato dagli uomini di Luciano Liggio. Il rapimento portò alla luce la presenza di Cosa nostra a Milano

Quarantacinque anni fa il suo rapimento - ad opera del clan dei Corleonesi - entrò nella storia della cronaca italiana. Luigi Rossi di Montelera, industriale, dirigente d’azienda e politico negli anni della Prima Repubblica, è morto oggi per un malore durante una battuta di caccia in Val d'Aosta. Aveva 72 anni e apparteneva alla famiglia piemontese un tempo proprietaria della Martini&Rossi, l’azienda vinicola di famiglia. Il dramma in Val di Rhêmes-Notre-Dame. Con lui c'era la sua guardia del corpo che l'ha trasportato fino al vicino Rifugio Benevolo, a oltre 2200 metri di quota. Il viaggio in elisoccorso fino all’Ospedale di Aosta è stato vano. Luigi Rossi di Montelera lascia la moglie e tre figli.

Il sequestro nel 1973

Una vicenda gravissima l'aveva fatto finire suo malgrado a lungo sulle prime pagine dei giornali nell'autunno e inverno del 1973, quando a soli 27 anni fu vittima di un rapimento ad opera di una banda legata al clan dei Corleonesi. La guardia di finanza riuscì a liberarlo soltanto dopo 4 lunghi mesi di prigionia, ritrovandolo nel bunker sotterraneo di una cascina in provincia di Bergamo. Per ripercorrere quei mesi di prigionia, scrisse un libro autobiografico.

Per quella vicenda don Agostino Coppola, da sempre definito "il prete di Cosa nostra" dagli investigatori - fu condannato a 13 anni e 6 mesi. Aveva "mediato" la liberazione del conte Luigi Rossi di Montelera. Il sacerdote era d'accordo con il capo della anonima Luciano Liggio, che fu catturato proprio dopo il ritrovamento di Luigi Rossi di Montelera.

La vicenda legata a quel rapimento portò alla luce una realtà fino ad allora sconosciuta o perlomeno sottovalutata: la presenza di Cosa Nostra a Milano. E non una presenza marginale. Negli anni 70 l'arresto di Luciano Liggio e la liberazione del sequestrato, Luigi Rossi di Montelera, evidenziò i primi rapporti tra mafia e finanza sporca. La data cruciale fu il 16 marzo 1974, quando gli uomini della guardia di finanza in un appartamento milanese di via Ripamonti misero le manette ai polsi di Liggio. Tutto era partito da quattro bottiglie di Dom Perignon ritrovate nella prigione di Luigi Rossi di Montelera in un cascinale di Treviglio.

Rossi di Montelera, una grande passione: la politica

Nella famosa azienda di liquori aveva mosso i primi passi da imprenditore, e dopo la cessione alla multinazionale Bacardi, era arrivato fino alla presidenza della Bacardi-Martini. Ai vertici della Federvini e della Federazione nazionale degli industriali alimentari, è stato anche presidente di Confindustria Piemonte e nel consiglio di amministrazione della Cassa di Risparmio di Torino. Poi per tre anni, di recente, è stato al timone della Bre banca, la Banca regionale Europea. Ma la sua lunga carriera lo aveva visto anche, da affermato industriale, seguire la sua grande passione, la politica, per arrivare fino in Parlamento da deputato con la Democrazia Cristiana, e poi al governo come sottosegretario al Ministero del Turismo (1987-1989 con il ministro Franco Carraro).

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