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Lunedì, 29 Aprile 2024
Maltrattamenti in famiglia

"Pulisci schiava", moglie costretta a togliere da terra l'urina del marito violento: arrestato ma subito scarcerato

Dopo anni di soprusi, la donna ha trovato il coraggio di denunciare l'uomo. Preso dagli agenti del commissariato di Brancaccio, ha fatto solo tre giorni di cella. Successivamente ha infranto l'obbligo di dimora, presentandosi sotto casa della coniuge. Trovate sul telefonino immagini con pose spinte, anche della cognata

"Pulisci schiava" diceva ogni volta che, dopo aver urinato a terra, pretendeva che la moglie, sposata dieci anni prima e madre dei suoi due figli, lavasse il pavimento del salone della casa dove abitavano. Violenza dopo violenza, questa donna palermitana di 38 anni ha finalmente trovato il coraggio di denunciare l'uomo, due anni più piccolo di lei, che è stato arrestato ma liberato appena tre giorni dopo. 

Tra le mura di casa, il futuro accanto al marito infatti si è sbriciolato umiliazione dopo umiliazione. Una storia di orrori quotidiani (mai denunciati fino ad ora) su cui la donna, dopo anni, ha deciso di mettere un punto. All'ennesima lite, infatti, è scappata di casa chiedendo aiuto alla sorella che l'ha ospitata di nascosto e l'ha accompagnata al commissariato di Brancaccio a sporgere denuncia. 

Solo a quel punto gli agenti si sono messi a caccia dell'uomo che, nel frattempo, ha fatto perdere le sue tracce per un paio di giorni. La sua fuga è però finita domenica scorsa quando la polizia lo ha preso a Borgetto, dove si era rifugiato. Condotto al Pagliarelli, ha trascorso tre notti in cella, fino alla scarcerazione con obbligo di dimora a Reggio Calabria nella casa del padre, ben lontano da quella moglie di cui per anni ha abusato. Ma la misura cautelare non è bastata e la sera stessa la donna ha chiamato in lacrime il commissariato di polizia per dire che l'ex compagno era di nuovo appostato sotto casa sua. 

Telefonino e pc del 36enne nel frattempo sono stati sequestrati. E sono questi ad aver restituito un altro orrore: l'uomo conservava infatti una galleria di fotografie con pose spinte non solo della moglie, ma anche della cognata, divulgate su whatsapp anche a qualche numero in rubrica. Il revenge porn, oltre alle accuse di maltrattamenti in famiglia, potrebbe incidere sulla pena che verrà decisa dai magistrati. 

A disporre l'arresto e poi la scarcerazione dopo l'interrogatorio è stata la gip Ermelinda Marfia. Le indagini, condotte dal pm Alessandro Macaluso, adesso sono in corso per definire il perimetro entro cui le violenze si sono consumate e se, in queste, fossero coinvolti anche i figli della coppia.

Il 36enne, che è difeso dall'avvocato Francesco Villa, anni fa si spacciò persino per poliziotto. La sostituzione di persona aveva uno scopo ben preciso: trovare la moglie. Una storia di stalking e minacce, abuso e violenze, che si intreccia alla detenzione di materiale pornografico e che una donna - stanca di queste continue mortificazioni - ha provato a frenare con la sua denuncia. 

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