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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

"Palermo di notte? Uscire è pericoloso, siamo carne da macello: forse giusto andarsene"

Aggressioni, fermi, rapine, pestaggi brutali. Con il buio cala la paura, soprattutto nella zona del centro storico: la lettera di un ragazzo palermitano

Riceviamo e pubblichiamo:

La criminalità è un fenomeno diffuso in tutto il mondo. Lo so. Ma da qualche tempo a Palermo sta succedendo qualcosa di diverso, non frutto della crisi. La crisi… quando mi dicono “è sempre così quando c’è crisi” mi metto a ridere. La crisi colpisce e avvilisce chi il lavoro l’ha e non guadagna più abbastanza, chi lo perde o chi non lo trova. Non chi non lo vuole e non lo cerca. Siamo in preda dell’anarchia più assoluta, violenta, in cui non solo siamo vittime ma anche sfottuti, prede facili, indifesi. Carne da macello.

Siamo in una città in cui tentano di entrare a casa tua mentre ci sei dentro, in cui ti rapinano e ti prendono pure a legnate se osi parlare, in cui bloccano una strada perché fanno le multe alle macchine in doppia fila. A Palermo ti devi spaventare anche di difendere i tuoi diritti basilari, a rispondere a qualcuno perché potrebbe finire male. Per ‘evitare’, si suole dire. Evita oggi ed evita domani e rimani schiavo del sistema, mentalmente schiavo delle bestie che ci circondano, arroganti e inutili. Questa non è neanche mafia, è una cosa ben diversa. La mafia cerca denaro, potere ad alto livello. Qui invece siamo di fronte ad una situazione in cui chiunque si sente libero di imporre la propria violenza all’altro per qualunque motivo, che sia una rapina o una lamentela per un torto subìto.

Non voglio dire che ogni giorno uscendo da casa succede qualcosa, anzi, ma che il fatto stesso che ogni tanto accade (sempre più spesso) o che accade ad i tuoi amici rende la vita meno bella di quello che dovrebbe essere, meno spensierata, piena di ingiustizia.

La soluzione dovrebbe essere la più semplice: la polizia. La legge. Facciamo un gioco: chiedete in giro ai vostri amici se hanno trovato le cose a loro rubate, o i loro portafogli, o se hanno preso i loro rapinatori. O quelli che li hanno presi a schiaffi per niente. Quanti diranno di si? Pochi. Ora chiedetegli quanti hanno preso multe per eccesso di velocità o divieto di sosta, il ritiro della patente per l’alcol test in condizioni di guida alla fine normali, risposte sgarbate dai poliziotti a domande legittime. Molti.

La polizia non ci protegge, anzi è lì ad inseguirci e trovarci in difetto. Pure loro, ma senza violenza, solo soldi. E non è colpa loro, è colpa di chi decide cosa farle fare. Di chi non ne assume abbastanza. Il sistema colpisce solo chi è nel mezzo, debole, incapace di reagire da solo.
Colpisce me, che se qualcuno mi infastidisce devo pensare bene se rispondere o meno, e come. Che se bevo due birre e sono lucidissimo, tornando alla macchina mi devo spaventare del ‘fermo’ e una volta in macchina mi devo spaventare di un posto di blocco. Paura su paura, e nessuna sensazione di protezione. Senza le seconda paura potrei tornare a casa a piedi, o in autobus o, in futuro, in tram. Evitando i posti di blocco e rendendo le strade più sicure quelle volte in cui magari ho bevuto di più.

L’unica soluzione è la resa, il non pensarci. Pensare che per due lire non vale la pena di rischiare la vita e dare quello che si ha, in silenzio. Come invece dovrebbero stare loro. Comincio a pensare che sono più di noi, è che è giusto andarsene.

Lorenzo Greco

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