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"Sporco negro": giovane senegalese picchiato in strada, le immagini del pestaggio | VIDEO

Ricostruita la violenta aggressione avvenuta a Partinico nelle scorse settimane. La vittima è un ragazzo di 19 anni. Sarebbe stato prima offeso e insultato, poi sono passati alle vie di fatto: per lui ferite alla bocca e alle orecchie

A distanza di poche settimane è stato ricostruita la vicenda del senegalese di 19 anni picchiato mentre si trovava davanti a un bar a Partinico. Il giovane sarebbe stato prima offeso e insultato, poi sono passati alle vie di fatto. Per lui ferite alla bocca e alle orecchie. Dopo il pestaggio il ragazzo è stato ascoltato dai carabinieri della compagnia di Partinico che hanno fatto partire le indagini e in poco tempo sono riusciti a risalire ai protagonisti, eseguendo un’ordinanza di applicazione della misura cautelare dei arresti domiciliari (emessa dal gip Fabrizio Anfuso) nei confronti di Gioacchino Bono, 34enne, e Lorenzo Rigano, 37enne, entrambi di Partinico.

I due (si tratta di cugini) sono ritenuti responsabili dell’aggressione avvenuta lo scorso 26 luglio nei confronti del 19enne senegalese Khalifa Dieng, ospite di un centro di accoglienza. La vittima è stata colpita ripetutamente con violenti pugni e calci al viso e su altre parti del corpo. E' stata sottolineata "l'aggravante dell'avere agito con la finalità dell'odio etnico e razziale".

Giovane migrante picchiato a Partinico

Il giovane senegalese, arrivato in Sicilia nel 2016 e ospite di una comunità, è stato preso in cura dai medici dell’ospedale Civico e poi dimesso con 7 giorni di prognosi. L'aggressione gli ha provocato ferite guaribili in sette giorni. La vittima del pestaggio ha raccontato di essere stato avvicinato da un gruppo nei pressi di piazza Caterina. Erano in sette contro uno. Prima gli hanno tirato con violenza le orecchie, dicendogli: "Vattene via sporco negro". Poi mentre uno del gruppo lo teneva fermo gli altri lo prendevano a calci e pugni. Dopo la violenza subita il diciannovenne ha presentato una denuncia ai carabinieri che hanno potuto contare sulla collaborazione di alcuni cittadini. "Non ho reagito - ha poi raccontato il senegalese - perché non alzo le mani. Mi potevo difendere, ma gli educatori della comunità mi hanno insegnato che non si alzano le mani”.

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