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Accusato di omicidio brutale, torna libero: "Ergastolano per 12 anni, vi racconto il mio inferno" | VIDEO

Vincenzo Bommarito ha vissuto la sua giovinezza in carcere a Palermo: era stato condannato per il sequestro di Pietro Licari, concluso poi con la morte. Alle Iene racconta il suo incubo. I fatti sono avvenuti nel gennaio 2007

Libero dopo 12 anni di carcere. "Finalmente sono a casa dopo un lungo calvario". Parla così alle Iene, Vincenzo Bommarito, accusato di sequestro di persona e di omicidio di Pietro Licari, ricco possidente di Partinico, nel 2007, e per questo condannato all'ergastolo. Adesso però la condanna è stata sospesa perché il nuovo avvocato di Bommarito ha trovato elementi utili per riaprire gli indagini. Resta quell'incubo a occhi aperti. Dai 23 ai 35 anni in carcere: un'intera giovinezza trascorsa dietro le sbarre.

L’allora 18enne Giuseppe Lo Biondo indicò Vincenzo Bommarito come suo complice. Da qui la condanna. "Ero in campagna, mi fermarono - racconta Bommarito alle Iene -. Mi portarono a Palermo in carcere. Lenzuola di carta, finestre senza vetri. Mai sentito un freddo così. Mi sono messo subito a letto, dopo 5-6 anni non capivo ancora dov'ero e non mi rendevo conto di quello che era successo".

Giuseppe Lo Biondo ha scritto svariate lettere a Vincenzo per chiedere perdono ma quest’ultimo non vuole saperne più nulla. Pietro Licari fu rapito il 13 gennaio 2007 e rinvenuto cadavere un mese dopo in un pozzo a poca distanza dalla sua masseria in aperta campagna. Una morte dovuta agli stenti e al freddo. Giuseppe Lo Biondo è stato già condannato a 13 anni e 4 mesi di carcere in un altro troncone del processo, con il rito abbreviato. Bommarito ha sempre negato con forza di avere partecipato al rapimento dell'uomo per il quale aveva più volte lavorato, coltivando dei terreni di proprietà di Licari. Ma ad accusarlo furono le dichiarazioni di Lo Biondo, secondo il quale Bommarito non solo avrebbe rapito il possidente, ma l'idea sarebbe venuta proprio da lui. 

Il giorno dopo il sequestro, nel pomeriggio del 14 gennaio 2007, era arrivata la prima telefonata di richiesta di riscatto ai familiari dell'uomo, che vivono a Roma. Il 15 sera un'altra telefonata in cui si chiedevano 300 mila euro e dopo qualche giorno una terza telefonata. "Non sono stato io a rapire l'avvocato - ha sempre ribadito Bommarito - e non mi so spiegare perché Giuseppe Lo Biondo mi accusi. Io non credo di avere fatto dei torti a qualcuno". 

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