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Venerdì, 29 Marzo 2024

Caso Discrede, la famiglia si oppone all'archiviazione: diffuso video dell'omicidio

E' stata presentata una memoria, poi sottoposta al gip, con la quale l'avvocato della famiglia Discrede sottolinea alcuni aspetti che meriterebbero ulteriori approfondimenti.

Non vogliono arrendersi all’idea che non si riesca a dare un nome e un volto a colui che ha premuto il grilletto ammazzando Daniele Discrede, ucciso davanti al suo negozio "L'isola del risparmio" di via Roccazzo e accanto alla figlia piccola. I familiari del commerciante assassinato nel maggio 2014 hanno presentato tramite il loro avvocato un atto di opposizione alla richiesta di archiviazione inoltrata dalla Procura e una memoria per chiedere al giudice per le indagini preliminari di proseguire con le investigazioni, acquisendo alcuni “specifici mezzi di prova che ritengono utili alla individuazione dei responsabili”.

Le indagini degli inquirenti si erano in un primo momento indirizzate verso un gruppo criminale con base allo Zen al quale vengono attribuite almeno dodici rapine. La loro modalità operativa lascerebbe intravedere dei punti di contatto con i tre banditi che hanno assalito Discrede quella sera, ma le successive indagini non hanno portato ad acquisire un quadro probatorio sufficiente per rintracciare gli assassini. Sono diversi gli aspetti sottolineati dalla famiglia, per il tramite dell’avvocato Antonino Gattuso, sui quali sarebbero necessari ulteriori approfondimenti. A partire dal percorso seguito dalla Citroen C4 utilizzata quella sera dai banditi e che potrebbe essere la stessa trovata carbonizzata a Torretta qualche ora dopo.

Omicidio Discrede, le immagini delle telecamere

Poi, fa notare il legale, è stata evidenziata una incompletezza documentale del fascicolo in quanto non sarebbero stati acquisiti gli atti di alcuni “procedimenti satellite delle rapine simili e che sarebbero stati utili per una verifica complessiva e manca l’acquisizione degli esiti di alcune indagini scientifiche su reperti biologici. E’ stata chiesta la verifica sulla possibile esistenza di una talpa, ovvero di un soggetto che conoscesse le abitudini della vittima e che potrebbe aver dato informazioni utili ai criminali: ci sono alcune telefonate ed episodi anomali sui quali, ribadisce l’avvocato, sarebbe stato necessario fare chiarezza. In ultima istanza è stato chiesto l’utilizzo di uno specifico software forense per l’analisi delle immagini con l’obiettivo di recuperare i dati antropometrici degli aggressori.

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