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Iachini story, due anni magici: Palermo ha sognato col suo cappellino

Zamparini l'ha silurato dopo una vittoria, come fece Moratti con Gigi Simoni. Cronistoria di un'avventura iniziata due stagioni fa a Bari con l'esonero di Gattuso. Le intuizioni Vazquez e Dybala, la promozione in A e lo strano epilogo finale

La prima volta salutò Palermo con un giro di campo annaffiato dalle lacrime. Era la squadra dei picciotti, lui era il capitano virtuale (dopo Biffi) e in un lampo diventò uno dei primi beniamini assoluti nel post-radiazione. Vent'anni dopo i picciotti sono diventati grandi (qualcuno anche nonno, come Vasari) e Iachini nel frattempo è già un doppio ex. Niente giri di campo stavolta. Zamparini l'ha silurato dopo una vittoria, come fece Moratti con Gigi Simoni. La panchina di Iachini da alcune settimane era in bilico, anche se non era certo atteso l'esonero arrivato in mattinata. La svolta che non ti aspetti, ma a Zamparini piace sorprendere. Decisione sofferta perché il patron è legatissimo a Iachini. Lo prese ai tempi del Venezia per regalargli gli ultimi spiccioli della carriera di giocatore. Lo fece diventare allenatore mettendosi contro mezzo mondo. Senza patentino, travestito da team manager, a 37 anni. E molto dopo lo riportò a Palermo, facendolo subentare a Gattuso, che in pieno marasma post retrocessione affogava nei bassifondi della B.

Un'avventura nata nel ventre del San Nicola di Bari. Via Ringhio, dentro Iachini. Debutto in un Barbera semi-vuoto contro la Juve Stabia. Il tecnico ascolano da queste parti è un idolo e in più arriva dopo tre promozioni consecutive (Chievo, Brescia, Sampdoria). E in effetti con lui il Palermo ingrana, decolla, vola. Difesa a 3, centrocampo roccioso, attaccanti che si sacrificano. Barreto e compagni concedono poco allo spettacolo, ma macinano punti. La squadra gioca a tratti da cani ma Iachini regala segnali importanti, come l’esplosione di Belotti e la crescita di Lafferty e firma piccoli capolavori, come le vittorie a Siena e Crotone. In primavera fa sbocciare Dybala - fin lì oggetto misterioso - e scongela Vazquez, finito fuori rosa con Gattuso. L'allenatore col cappellino sembra Re Mida. Ciò che tocca diventa oro. Con lui in panca Barreto e Bolzoni si trasformano in giganti, Morganella sembra un treno svizzero, elegante e puntuale, e Lazaar, acquisto di gennaio, si rivela un gran colpo. Il Palermo diventa uno schiacciasassi. Inizia a sbriciolare record e il simbolo assoluto è il suo allenatore. Nove vittorie in dieci partite. Fino al trionfale pomeriggio di Latina e alla festa sul prato di Novara. 

Ma il bello deve ancora arrivare. "Iachini numero uno in B, ma disastro in A", si sussurra. E la massima categoria è un'altalena di emozioni. Inizio incerto, la panchina che scotta, diventa bollente, soprattutto per chi - come Zampa - è abituato ad aggiornare la sua media-esoneri da record. C'è Ciro Ferrara a un passo da viale del Fante. Poi la vittoria mozzafiato col Cesena e la serata da sballo a San Siro, dove Dybala fa il botto. Zamparini si innamora di nuovo del suo tecnico e Ciro Ferrara finisce nei salotti di Sky. Il Palermo vive serate di gala, demolisce il Napoli in casa la notte di San Valentino, schianta Zola (5-0 al Cagliari). Incanta Vazquez, cresciuto lentamente e poi diventato stella assoluta, Rigoni segna più di un attaccante. Tutti si accorgono del Palermo che viaggia per mesi in quota Europa, con una squadra data per spacciata a inizio anno. 

"Tengo sempre il cappellino incollato in testa perché il sole mi dà fastidio per una carenza di pigmento". L'anticalcio di Iachini diventa calcio, una goduria anzi, e come capita in questi casi lui diventa un personaggio. Timido, schivo, amatissimo dal Barbera. E a fine febbraio - mentre i rosa (grigi in realtà in quella occasione) stanno sbancando l'Olimpico - la classifica è paurosa col Palermo a un soffio dalla zona Champions. Poi il calo, inevitabile.

"Se non posso avere il Papa, mi tengo Iachini", dice Zampa a un certo punto per scherzare. Ma come spesso accade da queste parti, il giocattolo si rompe nel momento migliore. Via Dybala, ciao ciao Munoz e Barreto dopo un lungo braccio di ferro. Poi ecco l'estate, si sogna in grande con la nuova punta da affiancare a Belotti, il punto fermo del Palermo che verrà. E invece succede che la nuova punta è un attaccante preso per "sbaglio" - perché Gilardino col calcio di Iachini c'entra poco - e Belotti va via.

Iachini è polemico, lancia messaggi, fa giocare il Palermo senza punte di ruolo e lascia il suo bomber in panchina. Il cappellino è sempre più basso, l'ombra avvolge l'inizio della nuova stagione. C'è tensione, le vittorie per 1-0 camuffano i problemi. I meccanismi sono inceppati, Sorrentino tiene in piedi la baracca. Ma il sogno è finito da un pezzo. Non è più il Palermo di Iachini. E Zamparini, spietato come non mai, lo caccia dopo una vittoria, un soffertissimo 1-0 col Chievo. Epilogo strano, o forse normale, per chi è abituato ai record. 


 

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