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Zamparini, sempre lui: "Voi palermitani avete dato il colpo di grazia al Palermo"

L'ex patron, dopo il dichiarato fallimento del vecchio club, torna a parlare. E a PalermoToday dice: "I Tuttolomondo non li ho certo portati io, ma i vostri concittadini Albanese e Macaione. Il fallimento poteva essere evitato, buttato al vento patrimonio da 50 milioni"

"Il Palermo è stato rovinato dai palermitani, non certo da me". Dopo che è stato dichiarato fallito il vecchio club torna a parlare, anzi a ruggire, Maurizio Zamparini. Che ne ha per tutti. “Palermo - dice a PalermoToday - ha sempre preteso tanto da me, senza dare mai alcuno aiuto alla squadra, anzi. Siete stati voi a dare il colpo di grazia a questi colori, i Tuttolomondo non li ha certo portati Zamparini a Palermo, ma i vostri concittadini: chiedete spiegazioni ad Albanese, Macaione e agli avvocati Gattuso e Pantaleone”. 

Zamparini non perdona gli inglesi, così come non dimentica Baccaglini. Fra i tanti personaggi apparsi a Palermo negli ultimi anni però l'ex patron ha puntato il dito anche e soprattutto contro chi ha consegnato le chiavi di viale del Fante in mano ai fratelli Tuttolomondo, quando lo stesso imprenditore friulano si trovava costretto a scontare la misura cautelare degli arresti domiciliari: Alessandro Albanese e Vincenzo Macaione. “Accusate me, ma ai tifosi e alla città intera voglio ricordare che sono stati proprio i vostri concittadini a contribuire alla distruzione della società dando fiducia e aprendo le porte di Palermo a chi poi lo ha fatto finire in quarta serie. Non li ho portati io, ma voi: Albanese, palermitano, è presidente di Sicindustria, così come l’altro palermitano, questo pseudo finanziare che di cognome fa Macaione. Per non parlare degli avvocati Gattuso e Pantaleone. Gente spregiudicata i Tuttolomondo, che non iscrivendosi al campionato di B, hanno buttato al vento oltre 50 milioni di capitale fra giocatori di proprietà, titolo e marchio. Provo un forte senso di dispiacere - continua - perché così facendo hanno distrutto un club e la vita di tanti dipendenti che nella mia gestione sono stati sempre pagati. Uno staff di alto livello che tutti gli altri club ci invidiavano. I miei legali stanno per depositare presso la procura di competenza un esposto contro tutti quei protagonisti che mi hanno fatto perdere il Palermo, da Baccaglini a Facile e Belli passando anche per tutti quei protagonisti che approfittando dei miei domiciliari mi hanno scippato il Palermo”. 

Insomma, Zamparini continua a respingere al mittente ogni presunta accusa additatagli contro. L’imprenditore friulano non intende indietreggiare di un solo centimetro, sostenendo e urlando ai quattro venti che il fallimento poteva anche essere scongiurato. Per certi versi però Zamparini fa anche mea culpa.  "L'inizio di un incubo, il Palermo di quella stagione, che poi retrocesse – racconta l’imprenditore friulano – in panchina aveva un certo Gian Piero Gasperini, mentre in campo annoverava giocatori del calibro di Vazquez, Miccoli e Dybala. Mi affidai a un dirigente che avevo preso dandogli pieni poteri e che a gennaio, purtroppo, aveva già saccheggiato la squadra. Il mio errore più grande fu quello di mandarlo via troppo tardi. Ciò nonostante – continua Zamparini – facendo i conti con gravi perdite economiche e rimboccandomi le maniche riuscì ad allestire una squadra di grande spessore. Quel Palermo in B era come la Juve del dopo-Calciopoli: Belotti, Vazquez, Dybala, Lafferty e Sorrentino. Cercavo di vendere ad acquirenti seri e in grado di portare il Palermo dove più meritava, ma a bussare alla porta c’erano quasi sempre dei truffatori”. 

L'ultima richiesta di Zamparini ai tifosi palermitani: "Leggete in massa il capolavoro di Vaclav Havel 'll potere dei senza poteri'. Un politico, drammaturgo e primo presidente post-socialista cecoslovacco che riuscì a decretare la fine del regima comunista in Cecoslovacchia. “Un’ opera  - dice Zamparini - che si sposa perfettamente con il momento che sta vivendo l’Italia. Un paese che vive nella menzogna, senza far niente per uscire da questo limbo. Il popolo ceco ha avuto la forza e il coraggio di ricercare ad ogni costo la verità, tirandosi fuori da un incubo. Leggere che io avrei usato il Palermo come bancomat personale è un falso, in sedici anni nelle casse del club ho messo più di 100 milioni di mezzi propri, persi. Ho fiducia nella giustizia, quella dei processi però e non quella mediatica. Resto dell’idea che i processi si fanno dentro un’aula di tribunale e non al bar o in televisione. Mi avete ferito, avete fatto troppo male a un galantuomo che per anni ha amato con profonda passione la vostra terra e la vostra squadra di calcio”. 

E in effetti fino alla finale di Coppa Italia giocata con l’Inter del post triplete, quella di Zamparini a Palermo era stata davvero una love story tutta a tinte rosa, con poche, pochissime sfumature di nero. “In molti mi chiedono come mai il Palermo, squadra forte e società solida non sia riuscita a confermarsi a quei livelli. Semplice – confessa il friulano – tutto incominciò già nel 2008, dopo la crisi economica che ha investito il paese tanti imprenditori si sono ritrovati in difficoltà, fra cui Zamparini. Tanti club sono infatti passati di mano a imprenditori stranieri, mi vengono ad esempio in mente il Milan di Berlusconi, l’Inter di Moratti e la Roma della famiglia Sensi. Il monte stipendi del Palermo, che all’epoca vantava giocatori di qualità, procurava grosse perdite, che dovevo per forza di cose andare a coprire con le cessioni. Insomma - conclude Zamparini - ho provato a tirare la corda finché potevo, in attesa di lasciare il Palermo in mani sicure”. 

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