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"Vattene, non ti vogliamo": davanti al Barbera cori e striscioni contro Zamparini

Mentre si attende la firma finale del closing che porterà le azioni alla società indicata dal presidente Paul Baccaglini, i tifosi si scagliano contro l'imprenditore friulano

"Zamparini vattene. A Palermo non ti vogliamo”. Non è bastato il comunicato diramato due giorni fa dall’imprenditore friulano nel quale annunciava di aver finalmente trovato un accordo con Baccaglini, per placare l’ira dei tifosi del club rosanero. Gli ultras della curva nord 12, infatti, si sono radunati nella serata di ieri “armati” di fumogeni e striscioni all’ingresso dello stadio Renzo Barbera per esprimere tutto il loro disappunto. Nonostante Zamparini e Baccaglini abbiano trovato l’accordo per il passaggio di proprietà del club, il patron starebbe comunque continuando a influenzare le scelte delle nuova proprietà, restando di fatto l’unico vero pilota del club rosanero. “Basta, lascio il mondo del calcio” aveva dichiarato Zamparini qualche mese fa, ma intanto starebbe programmando la squadra del prossimo anno. Baccaglini, che da tempo raccontava di avere pronto il famigerato piano “B” per riportare il Palermo nel calcio che conta, dal canto suo starebbe assistendo in silenzio alla realizzazione di quello che sembra essere diventato il piano Z-amparini.
 
CAPITOLO DS - Marcello Carli, ex dg dell’Empoli che aveva pienamente convinto l’ex Iena, ha voluto togliersi qualche sassolino dalle scarpe confessando che “ho rifiutato il Palermo. Il motivo? La presenza di Zamparini. Con Baccaglini – ha raccontato a Tuttomercatoweb il dirigente toscano  - ho avuto 3-4 incontri. L’idea di venire a mettermi in gioco in Sicilia mi piaceva molto perché vedevo un ragazzo con entusiasmo e mi ero già mosso anche per l’allenatore. La condizione fondamentale era l’assenza di Zamparini, perché lui non ha bisogno di un direttore sportivo. All’inizio pensavo potesse andare tutto bene, ora sono uscite fuori le ultime notizie e si è creata tanta confusione. Ho ringraziato e chiuso la vicenda, questo non è il mio modo di fare calcio. Per un dirigente è dura avere credibilità se le decisioni importanti le prende il presidente”. 

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