La favola triste di Sorrentino, solidarietà su Twitter: "Ora rialzati"
Tifosi, compagni, amici e colleghi si stringono intorno al portiere dopo la papera che è costata l'1-1 interno col Bologna. E lui si scusa sul social network: "Ho sbagliato e chiedo perdono a tutti, ma adesso non possiamo mollare"
Pensava di avere l’attack nelle mani, ma non aveva fatto i conti col suo petto. Sorre ha chiesto “Sorry”, ha preso un posacenere e se l’è svuotato sui capelli. La sua “bravata” può costare una retrocessione. La gogna non l’ha risparmiato. Sorrentino è finito nella ghigliottina ma ne è uscito con dignità. Poco dopo la partita s’è immerso nella doccia e ha trascritto l’epitaffio dell’uomo che sa perdere. “Ho sbagliato clamorosamente, se non è arrivata la vittoria è solo per colpa mia. Chiedo scusa a tutti”. Degno, fiero, esemplare, guerriero.
Ma si sa la vita di un portiere è strana. Puoi collezionare capolavori, puoi miracoleggiare all’infinito, puoi trascinare la tua squadra claudicante fino a un passo dalla salvezza. Chiudi la saracinesca all’esordio col Cagliari, sbarri la strada al Genoa, cali la serranda alla Roma di Totti. Poi però scivoli sul più bello. Stefano Sorrentino da Napoli s’è lasciato beffare da un diabolico incrocio di vite: il retropassaggio al buio del suo difensore (uno dei tanti errori per…Donati) e il pressing fortunato di Gabbiadini.
Cadi, sbagli, ti rialzi. E invece di restare imbambolato e chiederti “Proprio a me?”, Sorrentino ha alzato gli occhi al cielo, poi ha guardato i tifosi e ha sollevato le mani per chiedere pietà. Senza perder tempo. Un errore che rischia di consumare la sua collection di uscite perfette, voli alla top gun, di quelli che sono bellissimi da vedere dalle gradinate. Parate che sono un mix di forza, talento, esplosività, freddezza, istinto. Quell’istinto che ieri lo ha tradito.
Su Twitter gli è piovuta addosso la solidarietà di tifosi, compagni e amici. Formica, ad esempio, tanto incisivo quanto sgrammaticato, ha sfidato l’(idioma) italiano: “Tutta la scuadra e con te, forza ste". Bruno Cirillo, ex Inter e vecchio compagno ai tempi dell’Aek Atene, gli ha scritto: “Amico mio solo un piccolo incidente, domenica dimostrerai come sempre il tuo valore”. Solidarietà anche da un collega, Jimmy Fontana (il Fontana meno famoso, che fece il terzo a Palermo nel 2001), ironico (con tanto di smile): “Non ci provare! Non potrai mai raggiungere il mio livello di errori”.
Il mondo di Sorrentino è crollato prima delle 13, in una domenica di aprile. Proprio a lui, che per tre mesi era andato da un angolo all'altro della porta a respingere palloni impossibili tirati a velocità tremende. Impallinato da un passaggio di Donati. Sorrentino, monumentale nel suo stile, perfetto, reattivo, mai banale, che all’improvviso diventa goffo, ridoliniano. Invece di spazzare di piede, s’è tuffato per cercare un improbabile colpo di petto in posizione orizzontale, servendo su un vassoio d’argento il gol del pareggio a Gabbiadini. È il destino balordo dei portieri. Ti costruisci la reputazione in una carriera, la sporchi in un attimo. Ma se finirà male sarà difficile dare la colpa a Sorrentino, che in fondo fino a ieri, era stato uno dei migliori. Addio sogni. No? La favola non è finita. Il portiere si è scosso, si è rianimato. “Adesso sei finali, mai mollare”, ha scritto. Perché ribaltare quel vassoio sarà difficile. Roba da duri. Roba da Sorrentino.