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La promessa di Rino Foschi: "Palermo, se sali in A torni a essere grande"

Il ds romagnolo nel corso di un evento all'Addaura ha parlato della sua lunga militanza in rosanero: "Con Zamparini abbiamo un rapporto speciale, d’amore e odio. Ci vogliamo bene a modo nostro"

“Palermo, se sali in A torni a essere grande. Chi arriverà dopo di me sono sicuro che avrà modo di divertirsi”. Sono parole chiare e concise quelle pronunciate da Rino Foschi a La Marsa Football Conference. Un evento organizzato da Conference403 che ha visto sbarcare nel panorama palermitano per mezza giornata tantissimi ospiti illustri del calcio italiano e non.

A fare da padrone di casa, proprio il ds romagnolo che sulle note della canzone di Vasco Rossi “Eh.. già io sono ancora qua” ha parlato senza mezzi termini di questi intensi e complicati 16 anni dalle mille sfumature rosanero. Dal lontanissimo 2002, l’anno del primo sbarco a Palermo, alla breve e infelice esperienza di due anni fa, fino ad arrivare ai giorni recenti. Foschi ammette: “Fu Zamparini a convincermi a venire in Sicilia. Mio carattere impulsivo, quella lettera dal Vaticano…”.

Nostalgia portami via verrebbe da dire. Perché le immagini che hanno anticipato l’intervento di Foschi a La Marsa Football Conference restano e resteranno momenti indelebili del club rosanero. Lo stadio gremito per la promozione, tanti futuri campioni del mondo con addosso la casacca rosa e un presidente venerato dai propri tifosi. Il presente invece dice ben altro.

“Nel lontano 2002 – racconta - venni con il presidente a Palermo con la consapevolezza che questa piazza non aveva ancora fatto niente dal punto di vista calcistico. E da lì a poco invece riuscimmo a fare la storia di questi colori: Champions sfiorata, Europa League, cinque campioni del mondo in squadra e una caterva di plusvalenze. Tante, troppe emozioni. Senza questa esperienza racconterei totalmente un’altra storia della mia carriera da direttore. Ho girato tante piazze, ma vi posso garantire che far risultati a Palermo è un qualcosa di indescrivibile. Ottenendo la massima serie sono sicuro che questa società possa tornare a essere una vera protagonista del calcio italiano. io non penso di poter vivere in prima persona la futura rinascita di questi colori, ma per chi arriverà dopo di me sono sicuro che ci sarà da divertirsi”.

Da un passato felice, a un presente insipido per il Palermo, ma anche per Foschi, uno che da queste parti è sinonimo di ottimi risultati. “Purtroppo dobbiamo renderci conto che la musica è totalmente cambiata. Ma non soltanto per il Palermo, ma per tutta l’Italia. poi c’è anche da aggiungere che avendo mancato la Serie A negli ultimi due abbiamo dovuto riorganizzarci per cercare di mantenere una buona squadra con una gestione diversa dagli ultimi anni. Certo, non dimentichiamoci che a Palermo manca anche il pubblico di una volta: siamo passati dal tutto esaurito ai 4 mila paganti. Nonostante queste difficoltà siamo riusciti ad avere fra le mani una squadra competitiva che può recitare un ruolo molto importante. Due anni fa – confessa - avevo accettato di nuovo l’incarico perché mi risulta difficile declinare le avances di Zamparini. D’altronde, trovavo una squadra che militava ancora in Serie A e con ottimi giocatori in organico. Purtroppo, però, non mi sono trovato bene e sono stato costretto ad andar via. Sono una persona gelosa, in quel contesto non mi sentivo in prima persona l’artefice del mercato e quindi ho deciso di fare un passo indietro. Adesso invece è tutto diverso: ho lavorato con serenità e sono riuscito a fare un buon mercato. Da poco è arrivato Stellone e sono sicuro, sicurissimo delle potenzialità di questo gruppo”.

Una persona impulsiva e irascibile, proprio come il suo presidente. Foschi racconta perfino di aver ricevuto una lettera dal Vaticano per delle espressioni poco felici riprese durante una partita di qualche anno fa. “Il mio carattere ha molto influito sulla mia carriera professionale. Una volta – confessa – qualche giorno dopo il match di Genova fra Sampdoria e Palermo mi arrivò una lettera dal Vaticano per un mio labiale ripreso dalle televisioni. Nella lettera dicevano che non ero un esempio per i giovani. E come dargli torto avevo sicuramente sbagliato a dire quelle parole, però, dopo una lunga meditazione, presi la penna e provai a spiegare il mio punto di vista. Risposi: ho più colpe io o chi ha mandato per tutta la settimana quelle immagini in televisione? Ultimamente – continua – ho bisticciato anche con l’entourage di Clemenza, oltre che con il mio carissimo amico Sabatini per Nino La Gumina. Con Zamparini abbiamo un rapporto speciale, d’amore e odio. Ci vogliamo bene a modo nostro”. 

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