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Squadra corta e pressing alto, ecco come Sannino ha rigenerato il Palermo

Attaccanti che svariano su tutto il fronte, Donati rimesso al "suo" posto e superiorità territoriale a centrocampo. Analizziamo le mosse del tecnico di Ottaviano contro la Roma che hanno riacceso le speranze salvezza dei tifosi

La sensazione serpeggiava già da tempo. Se Sannino fosse rimasto tutto l’anno chissà che classifica avrebbe il Palermo. Suggestioni pasquali a parte, Miccoli e compagni sabato hanno giocato la miglior partita della stagione. Forse incoraggiati e alleggeriti dalla dichiarazione di resa di Zamparini (“ormai siamo in B”, aveva sentenziato la settimana scorsa), aiutati dalle vacanze romane di Totti e soci, scesi in Sicilia per fare una scampagnata (che in genere si fa il giorno dopo Pasqua, e non quello prima), sta di fatto che il primo tempo dei rosa è stato perfetto.

Squadra corta come non mai, pressing alto, intensità ai massimi livelli. Soltanto nel periodo “d’oro” di Gasperini (quello per intenderci delle tre vittorie in 45 giorni) il Palermo aveva fatto intravedere il suo potenziale. E cioè la prima mezzora col Milan in casa, e il derby. E a sprazzi, anche a Udine. Ma questo Palermo stavolta aveva Sorrentino, vero uomo in più. Leader silenzioso che ha messo in ghiaccio la vittoria con un paio di interventi tutt’altro che facili.

Sannino ha puntato sulla strana coppia Miccoli-Ilicic, lasciando in panca Dybala e Boselli, due prime punte (pur diverse tra loro) e accantonando ancora Fabbrini. I due centravanti hanno svariato molto su tutto il fronte d'attacco non concedendo punti di riferimento ai disorientati difensori della Roma, e permettendo l’inserimento dei centrocampisti. In particolar modo quelli di Kurtic, che più volte ha avuto la palla-gol, arrivando vicino come non mai alla sua prima segnatura stagionale.

Sannino ha rimesso Donati al suo posto, mandando definitivamente in archivio l’esperimento di Gasp. L’ex barese, pur a corto di condizione, ha dettato i tempi, e per la prima volta dopo diversi mesi il pubblico del Barbera ha visto il Palermo giocare in verticale. Dossena e Morganella hanno spinto come nelle giornate migliori (pochissime quest’anno). Ma il Palermo ha vinto la partita in mezzo al campo, guadagnando là la sua superiorità territoriale. Reparto lucido e aggressivo, in grande spolvero Barreto, tentacolare nei suoi interventi: quasi in piovra nella linea mediana. È lui che spesso ha fatto ripartire l’azione, rubando palla nelle zone calde e azionando le ripartenze.

Il Palermo ha puntato sulla velocità, come Delio Rossi (ammazza-Roma due mesi fa) aveva suggerito. E nella ripresa, soprattutto grazie all'innesto di Pjanic i giallorossi hanno ripreso coraggio, il Palermo è stato bravo a gestire il vantaggio e a ripartire in contropiede (bene Dybala). Questa volta i rosanero sapevano cosa fare con la palla tra i piedi (e non un caso che sabato non ci fosse Rios), e hanno azzannato la preda già dai primissimi minuti, rubando tempo e spazio agli avversari. Bene la difesa, puntuale e attenta. Lamela e Florenzi sono scomparsi dal campo sin dall’inizio e Totti è stato annullato, stretto nella morsa Barreto-Aronica.

A proposito: Sannino pare avere le idee chiare. Della valanga di volti nuovi piovuti a gennaio, il tecnico di Ottaviano non si fida, e gli unici titolari credibili per lui sono gli esperti Sorrentino, Aronica (confermato dopo il disastro milanese) e Dossena. Bocciati Nelson e Fabbrini, qualche minuto alla fine per Faurlin, utile per far rifiatare Donati. Miccoli ha bisogno di essere gestito, ed è stato furbo il cambio di Sannino, che gli ha risparmiato quasi un tempo intero. Ma d’ora in poi ci sarà poco spazio per inventare. Il tempo degli esperimenti è finito.

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