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Palermo, prima volta dei tifosi in assemblea: è guerra fredda fra Mirri e Di Piazza

E' durata circa un'ora e mezza la prima assemblea dei soci che ha visto attorno al tavolo, per la prima storica volta, anche la rappresentanza dei tifosi. Tanti i temi affrontati: dalle dimissioni dell'americano al capitolo economico. Il caso dei biglietti omaggio...

Se l’obiettivo era quello di riconciliarsi, o quantomeno di riavvicinarsi, qualcosa allora non ha funzionato. All’indomani dell’assemblea dei soci infatti restano tanti i dubbi su un possibile chiarimento fra Mirri e Di Piazza. Che però, “screzi” a parte continuano a volere entrambi il bene dei colori rosanero. Oltre al professore Carlo Amenta in rappresentanza dell’azionariato popolare, attorno al tavolo dell’assemblea erano presenti anche Daniele Mirri (in qualità di presidente della società Hera Hora) in buona compagnia di suo figlio, Dario, Tony Di Piazza, Rinaldo Sagramola, il collegio sindacale e i rispettivi avvocati dei due “litiganti”. Un braccio di ferro durato circa un’ora e mezza in cui sono emersi aspetti contorti, per certi versi futili di questo primo anno di convivenza fra Mirri e Di Piazza. 

Le dimissioni e le premesse iniziali 

Il nove giugno 2020 resterà certamente una data storica per il club rosanero: per la prima volta infatti ai tifosi del Palermo è stato concesso di sedersi al tavolo dell’assemblea della propria squadra del cuore. Potendo dunque interagire sia con Mirri che con Di Piazza. Che non si sono certamente risparmiati nel far prevalere ognuno la propria ragione agli occhi della rappresentanza della tifoseria. Una cosa però è più che certa: dopo tanti anni di dubbia e malsana gestione il Palermo ha finalmente visto la luce della trasparenza. Mirri ha subito voluto aprire le danze focalizzandosi sulle dimissioni dell’imprenditore italo-americano da vice presidente nel corso dell’ultimo cda. Continuando poi con un vero e proprio excursus temporale, fino ad arrivare addirittura a un anno fa anni fa, più precisamente quando da semplice cittadino in una concitata notte di marzo decise di versare 2,8 milioni di euro nelle casse del club per scongiurare l’incubo fallimento. Fino ad arrivare ai giorni più recenti, quelli che hanno visto il Palermo catapultato fra i dilettanti.

Nel corso dell’assemblea lo stesso Mirri ha anche dato lettura di una delibera datata settembre 2019, in cui sostanzialmente l’intero consiglio d’amministrazione (quindi anche di Piazza) regolava nero su bianco le proprie interlocuzioni con gli organi di stampa e le varie esternazioni sui social. In particolar modo i consiglieri si impegnavano a evitare esternazioni o interlocuzioni con i giornali che non fossero legati ad una linea ufficiale della società, con l’unico fine di evitare fraintendimenti di qualsiasi natura. Lo stesso Mirri ha poi parlato di due, importantissime, premesse poste allo stesso Di Piazza: per prima cosa il proprietario della Damir avrebbe subito fatto presente all’ imprenditore italo-americano che sarebbe potuto entrare nel progetto Palermo solo e soltanto come socio di minoranza, senza alcun margine di vedute. In secondo luogo Mirri avrebbe esplicitato il fatto che la progettazione del nuovo corso sarebbe stata solo ed esclusivamente di natura professionale e non padronale come invece accaduto nella precedente gestione targata Zamparini. Da lì l’idea di affidarsi ad un amministratore delegato, per l’appunto Sagramola. Condizioni accettate con entusiasmo dallo stesso "Zio d’America", spinto soprattutto dalla consapevolezza di vivere ben distante dalla quotidianità rosanero.  

Biglietti omaggio e poco coinvolgimento: convivenza in salita

Sarebbero cominciati poco dopo la vittoria del bando i primi screzi fra Mirri e di Piazza. E' emerso anche questo durante l’assemblea dei soci. Mirri infatti, a pochi giorni di distanza dalla nascita del nuovo Palermo denuncia subito un cambio di passo da parte dello stesso Di Piazza, accusandolo di tenere un approccio padronale piuttosto che manageriale. Una sensazione confermata - a detta di Mirri - qualche settimana più tardi, più precisamente durante la partita di presentazione con le vecchie glorie. Dove lo "Zio d’America" avrebbe chiesto alla società circa 14 biglietti omaggio da destinare ai propri familiari. Richiesta rispedita direttamente al mittente, perché la rinascita del nuovo Palermo sarebbe dovuta partire - secondo Mirri - anche da piccoli, ma significativi, gesti come quelli dell’ingresso allo stadio. Tant’è che lo stesso imprenditore palermitano risulta essere l’abbonato numero uno della società di viale del Fante.

Carte alla mano poi sarebbe emerso che al contrario di quanto sosteneva Di Piazza, sarebbe stato proprio lui ad avere avuto un maggior numero di biglietti omaggio rispetto al suo socio in affati. Ma non è tutto, perché dalle parole dello stesso Di Piazza durante l’assemblea è emerso anche qualche fraintendimento durante una passata intervista di Mirri, in cui veniva definito pubblicamente “un socio di minoranza”, sentendosi dunque sminuito agli occhi del popolo rosanero. incomprensioni su incomprensioni, come quando Sagramola, sempre pubblicamente avrebbe smentito l’interessamento del club verso un giocatore tirato in ballo dall’imprenditore italo-americano. Futili screzi che sommati uno dopo l’altro e soprattutto lasciati irrisolti hanno pian piano lacerato questo primo anno di convivenza. 

Capitolo cash: tanto rumore per nulla

Tanto rumore per niente. Perché, sul tema pulsante, quello economico, Mirri e Di Piazza alla fine hanno comunque deposto l'ascia di guerra. Non è un mistero infatti che durante il consiglio d’amministrazione datato 26 maggio sia stato posto all’ordine del giorno la revisione del budget in ragione del Covid-19 su istanza del consigliere Tony Di Piazza. Verbali alla mano infatti durante l’assemblea di ieri pomeriggio Dario Mirri avrebbe nuovamente fatto presente che lo stesso imprenditore italo-americano, oltre ad avanzare una proposta di diminuzione del budget avrebbe anche votato contro il riconoscimento del premio promozione di 250 mila euro destinato alla squadra. Un punto cruciale di questa diatriba. L’imprenditore palermitano si è detto stupito, accusando poi di Piazza di aver in qualche modo voluto destabilizzare l’ambiente, facendo notare inoltre quanto le proposte di quest’ultimo di versare somme di denaro in una società non attiva come Hera Hora fossero inutile ai fini di far diventare maggiormente competitivo il club rosanero.

Da parte sua Di Piazza ha invece affermato di non aver mai voluto diminuire l’investimento, anzi. Lo "Zio d’America" ha tirato in ballo una chiacchierata privata con Daniele Mirri dove si sarebbe cui concordato di discutere l’eventualità di mantenere costi più bassi. Una richiesta, a detta dello stesso Di Piazza, bene accolta dal padre di Dario Mirri.  Dall’assemblea però è emerso che mentre la famiglia Mirri abbia già versato il 60% dei 6,8 milioni stabiliti per affrontare la prossima stagione, lo stesso invece non si può dire per Tony Di Piazza. Che però ha poi voluto rassicurare i presenti affermando di adempiere ai propri impegni entro e non oltre il 12 giugno. Su una cosa entrambi i soci del nuovo Palermo si sono comunque trovati d’accordo: il club rosanero è al lavoro per costruire una squadra di vertice. L’obiettivo infatti, screzi a parte, è quello di tornare il prima possibile nel calcio che conta. 

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