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E' morto Mimmo Renna, portò il Palermo a un passo dalla A nel dopo Barbera

Gioco corto e aggressivo, delle sue squadre si ricorda il calcio offensivo e molto tecnico. Avrebbe compiuto 82 anni tra un mese. Fatali sono risultate le conseguenze di una emorragia cerebrale, che si sono rivelate irreversibili

C'è una partita e un giocatore che i palermitani che hanno vissuto i primi anni Ottanta non hanno mai dimenticato. Quel Verona - futuro scudettato, con Osvaldo Bagnoli in panchina - sconfitto 1-0 alla Favorita al termine di un match equlibratissimo, e il bomber Gianni De Rosa, capocannoniere sbocciato sotto la sua ala. C'è tutto questo nella sintesi dell'avventura palermitana di Antonio Renna, detto Mimmo, che avrebbe compiuto 82 anni tra un mese. Fatali sono risultate le conseguenze di una emorragia cerebrale, che si sono rivelate irreversibili.

Mimmo Renna allenò il Palermo per due anni. Il primo è il 1981-82, subito dopo il tramonto dell'era Barbera, sotto la nuova gestione di Gaspare Gambino. In quella stagione il Palermo sfiorò la A, trascinato anche dai gol di Gasperini (4) al suo record personale. La squadra di Renna perse il treno diretto per la promozione per soli cinque punti, pareggiando alcune partite di troppo e perdendo a tavolino il derby col Catania, perché Renato Miele fu colpito da un oggetto lanciato da un tifoso rosanero. Un grande squadra a che ancora oggi non si riesce a capire come non sia stata promossa. Renna rimase in sella anche nel 1982-83. Quell'anno il Palermo riuscì a salvarsi all'ultima giornata cogliendo un pari in casa del Campobasso (1-1).

Gioco corto e aggressivo, delle squadre targate Renna si ricorda il calcio offensivo e molto tecnico. Da calciatore era ammirato per il suo estro e la sua abilità nel dribbling. Ma fu da allenatore che si impose all'attenzione. Con l'Ascoli - a metà anni Settanta - era entrato nelle statistiche del calcio italiano grazie al record di punti in B.

Leccese di nascita, Renna era ricordato anche per la grande paura dell'aereo che lo costringeva a viaggiare in treno. Da calciatore ha militato anche in A con Bologna, Lazio e Varese. Attaccante prolifico ma prima ancora imprevedibile ed estroso, aveva la vocazione per il bel gioco e la mise in pratica da allenatore, con importanti risultati. Dopo aver portato il Brindisi alla salvezza in serie B, passò al Lecce conquistando la cadetteria dopo 27 anni di assenza dei giallorossi. Nella stagione successiva Renna e i suoi ragazzi raggiunsero una tranquilla permanenza dopo aver sfiorato la zona promozione. Quindi si accasò all’Ascoli, con cui vinse il campionato stabilendo con 61 punti quello che poi rimasto il record della serie B nella formula a 20 squadre e con due punti a vittoria. Quindi Bari, Palermo, Catanzaro, Catania e molte altre squadre fino alla conclusione della sua carriera da allenatore.

Aveva un carattere umile ma forte, quando era al Bari litigò con Matarrese e andò via. E chi lo conosce bene adesso ricorda: "Renna era di poche parole, e geloso del suo lavoro. Ha amato il calcio fino alla fine"

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