Fabrizio Miccoli, ancora tu: "Mi urlano mafioso e sto male"
L'ex capitano rosanero, a distanza di quattro mesi dal chiacchieratissimo addio, si confessa in un'intervista su Italia 1. "Andare via da Palermo è stata la cosa più brutta che mi sia capitata nella mia carriera"
Fabrizio Miccoli, dove eravamo rimasti? L'addio al Palermo, le accuse, la mafia, Falcone, le cattive frequentazioni, il declassamento in Prima divisione, ai margini del calcio che conta. L'attaccante salentino è caduto in disgrazia, ha passato un'estate complicata, s'è rifatto una vita a casa sua, a Lecce. Ancora oggi, quattro mesi dopo aver lasciato a Palermo, quelle ferite non si sono cicatrizzate. Intervistato dalla redazione di Lucignolo in onda su Italia Uno, Miccoli s'è sfogato. “Mi fa male quando mi urlano mafioso dagli spalti. Giustifico i tifosi dicendo a me stesso che lo fanno perché vogliono innervosirmi. Io ho sempre sognato di fare il calciatore, non il mafioso”.
L’ex capitano del Palermo Fabrizio Miccoli, è fuori per infortunio da due mesi. Lontano dal campo, ha riflettuto a lungo. La testa è ancora a quella frase. “Non ho mai sentito la sorella di Falcone. Ho provato a rintracciarla insieme con i miei avvocati e il mio procuratore, ho provato a sentire il figlio, ma mi fu detto che era presto e rispetto i loro tempi. Oggi sono pronto a fare qualsiasi cosa per dimostrarle che quella frase che ho detto non la pensavo. Una frase detta alle cinque del mattino, ma non pensata. Ero in macchina con un amico. Una frase involontaria, detta così, ancora oggi non mi spiego come sia possibile che sia successo che questa storia sia venuta fuori".
Poi la conclusione: "Andare via da Palermo mi ha fatto male. E’ la cosa più brutta che mi sia capitata nella mia carriera”. Nella vita tutti sbagliano. Ma sono riuscito a mettere questa situazione da parte, a ripartire. Adesso vorrei organizzare partite benefiche per raccogliere fondi, qualunque cosa. Se la sorella di Falcone volesse, io ci sono".
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