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Falletti: "Mio padre mi vedeva muratore, io voglio costruire un grande Palermo"

Il fantasista uruguaiano si confessa in una lunga intervista al Corriere dello Sport: "E' stata mia madre a incoraggiarmi. Oggi la mia fortuna si chiama Katherine: l'ho incontrata al liceo, viene sempre allo stadio. Il sogno è la A, ma non paragonatemi a Coronado..."

Giovane, arrivato senza troppe pretese e soprattutto a titolo temporaneo. Cesar Falletti nonostante tutto si è già fatto carico dell’ardua impresa che attende il club rosanero e a poco più di un mese dal suo arrivo a Palermo ha dimostrato di avere già le idee chiare. “Qui grazie a Tedino. Io e lui abbiamo in mente la stessa cosa: la Serie A. Poi svela nel corso di una lunga intervista al Corriere dello Sport: “Mio padre voleva che diventassi muratore o un cantante”.

Con calma, e senza bruciare le tappe: dal suo approdo in Sicilia, il trequartista rosanero ha lavorato tantissimo per cercare di recuperare la migliore condizione fisica. Fino a guadagnarsi una maglia da titolare con la Cremonese. Nessun gol, ma tanti spunti interessanti. “Col mister ho un bel rapporto – dice al Corriere dello Sport – e poi è lui che mi ha voluto fortemente a Palermo. Dal primo giorno mi ha dato tranquillità e fiducia e quando spiega qualcosa durante gli allenamenti capisco perfettamente cosa pretende. Poi – continua -  abbiamo la stessa filosofia: fare strada per realizzare un sogno, il Palermo in Serie A”.

Già, la Serie A. Proprio lui che nei campi di calcio non avrebbe neanche dovuto giocarci. Muratore o cantante: era questa la strada designata dal padre di Cesar Falletti. Un talento uruguaiano, ma con sfumature italiane. “Il mio trisavolo – confessa - era di Genova, io invece sono nato in un quartiere umile di Artigas. Figlio unico per forza maggiore. Avevo appena un anno quando i miei genitori decidono di trasferirsi a Canelones, vicino a Montevideo, a seicento chilometri da casa. Papà voleva che diventassi muratore o che cantassi e suonassi con la chitarra nelle feste. Fu mamma invece, che da giovane giocava a calcio, ad incoraggiarmi. Le strade a Canelones erano come trazzere, passavo intere giornate in un campetto senza porte con i ragazzi del quartiere. Non ho dimenticato. Torno sempre dai miei. Quest'anno sono stati a Sharm El Sheik, ma viaggiare non fa per me: anzi, non è il mio mestiere”.

La fortuna di Cesar Falletti si chiama: Katherine. Ex compagna di liceo, oggi moglie e figlia della stessa persona che da piccolo lo accompagnava agli allenamenti. “All’inizio – svela - mi vietarono di frequentarla. Ma al cuore non si comanda. Le davo passaggi di nascosto col motorino, la lasciavo cento metri prima e la salutavo. Un giorno mi diede un bacio e fu promessa eterna tra due ragazzini: diciotto e sedici anni. Caty è tifosa del Nacional, poi si è affezionata al Cerro, al Bologna e adesso al Palermo. Sempre presente allo stadio insieme ai miei due figli. Suo padre – continua - mi portava all'allenamento. Un giorno, non sapendo che fosse sua figlia, gli raccontai che uscivo con una ragazza di nome Katherine compagna di liceo. Devo tanto al signor Cuenca che oggi non c’è più. Mi prese dalla strada e mi diede un futuro. Purtroppo non ha potuto vedere i miei progressi. È morto quando sono andato alla Ternana. Fu un fulmine a ciel sereno. Vado ad allenarmi e… “Preparati devi volare in Italia”. “Quando?”. “Subito!”. Probabilmente senza il suo aiuto sarei finito per strada”.

Falletti che si candida come uno dei principali fantasisti di questo Palermo. Ma non provate a paragonarlo a Coronado. “Non voglio parlare di paragoni - frena lui - non guardo quello che hanno fatto gli altri. Coronado è un giocatore totalmente diverso da me, non penso sia corretto paragonarmi a lui. Igor punta sulla fantasia con le tipiche magie brasiliane. Io invece punto più sulla velocità, più vicine alle caratteristiche di Gomez per intenderci. La maglia con la numero 10 non l’ho mai cercata, ci vogliono altre qualità per quel numero. Ma quel numero mi ha portato fortuna a Terni”.

HAAS-2Dai sogni di Falletti a quelli di Haas: centrocampista 22enne svizzero arrivato a Palermo in prestito. “Per questa maglia darò tutto me stesso. Dobbiamo raggiungere l’obiettivo finale: la Serie A. Palermo, qui si vive benissimo”. Promozione che Haas spera di poter agguantare da protagonista. Subentrato sia con la Salernitana che con la Cremonese a partita in corso, il giocatore di proprietà dell'Atalanta è già proiettato al prossimo match contro il Foggia. “L’obiettivo dev’essere chiaro: dobbiamo portare a casa i primi tre punti della stagione. Sia io che i miei compagni dobbiamo ragionare e pensare allo stesso modo, finora – continua - abbiamo giocato un bel calcio, ma non siamo riusciti a creare più azioni pericolose e a trovare la porta con più continuità. Dovremo lavorare, ma tutti insieme. La strada è lunga ma sia io che i miei compagni siamo consapevoli che c’è tempo per raggiungere il nostro obiettivo. Dobbiamo solo restare uniti e concentrati”.

Tempo di primi bilanci per Haas. Dall’esperienza in Svizzera a quella di Bergamo: il presente invece dice Palermo. “Mi sto trovando davvero benissimo, si vive bene e la città è molto bella. Ho instaurato un grande rapporto con tutta la squadra e insieme a questo gruppo voglio raggiungere l’obiettivo finale. Dobbiamo continuare così. Sicuramente sono più che soddisfatto. Sono contento che il gol di Mazzotta con la Cremonese sia arrivato da una mia conclusione. L’importante comunque è aver pareggiato. Aiutare la squadra però fa sempre piacere”. 

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